Caso Serravalle. Massimo D’Alema tirato in ballo da Renato Sarno, già uomo di fiducia di Filippo Penati, smentisce ogni suo coinvolgimento.
[ad]Sarno, secondo quanto riferito dal Corriere, avrebbe sostenuto davanti ai pm di Monza il 4 Febbraio scorso che ad imporre l’acquisto ad un prezzo elevato, nel 2005 di un pacchetto di azioni della società autostradale Milano-Serravalle all’allora presidente della provincia di Milano Filippo Penati fu proprio Massimo D’Alema.
Sarno avrebbe riportato ai giudici la seguente frase addebitata a Penati “Io ho dovuto comprare le azioni di Gavio. Non pensavo di spendere una cifra così consistente, ma non potevo sottrarmi perché l’acquisto mi venne imposto dai vertici del partito nella persona di Massimo D’Alema”.
Secca la smentita di Penati. “Costretto da D’Alema a strapagare le azioni a Gavio? Non l’ho mai detto a Sarno, né avrei mai potuto dirglielo perché non è vero. Difendo l’operazione Serravalle fatta nell’interesse della Provincia e destinata ancora oggi a procurarle una plusvalenza”.
Sulla stessa vicenda interviene lo stesso Massimo D’Alema. “Nel rilevare che tutta la ricostruzione della vicenda è stata già smentita da Penati, ovvero colui che avrebbe riferito quelle evidenti sciocchezze all’architetto Sarno, mi sconcerta il fatto che i due giornalisti del Corriere della Sera non abbiano avvertito l’esigenza di chiedere la mia versione prima di dare diffusione a dichiarazioni inventate di sana pianta, pubblicandole con straordinario e immotivato risalto”.
L’ex Ministro degli Esteri e presidente del Copasir conclude: “Nel ribadire di non essermi mai interessato a quella vicenda, comunico di aver incaricato il mio legale, avvocato Gianluca Luongo, di assumere ogni più idonea azione a tutela della mia immagine e della mia onorabilità nei confronti di tutti coloro che, nel corso delle indagini o nel riportarne in modo distorto o parziale le risultanze, si sono resi protagonisti di una deliberata azione di calunnia e disinformazione ai miei danni”.