Luigi De Magistris vince contro tutto e tutti. Vince con il centrosinistra contro il centrodestra, e conquista la difficile poltrona di Sindaco di Napoli forse contro ogni aspettativa.
[ad]La griglia di partenza della competizione elettorale era sicuramente sfavorevoler per la coalizione progressista: il giudizio degli elettori sull’amministrazione uscente, guidata da Rosa Russo Jervolino, era pesantemente negativo; le primarie del centrosinistra tenutesi per la scelta del suo successore erano naufragate tra le polemiche legate ai brogli e al voto della malavita organizzata. Alla fine il centrosinistra non era riuscito nemmeno a presentare una candidatura unitaria alle elezioni, diviso tra De Magistris, sostenuto da IdV e FdS, e Mario Morcone, appoggiato da PD e SEL.
La città pareva quindi un frutto ormai maturo per cadere nelle mani del centrodestra, come già la provincia nel 2009 e la regione nel 2010; Giovanni Lettieri, imprenditore già presidente dell’Unione Industriali prima di Avellino e poi di Napoli, è il candidato scelto dal centrodestra per la competizione elettorale.
Confronto del voto a Napoli Comunali 2006 – Comunali 2011 |
Contrariamente ad altre città chiamate al voto in questa tornata elettorale Napoli ha registrato un forte calo dell’affluenza, che ha condotto al primo turno ad una perdita secca di quasi 70.000 voti validi rispetto al 2006. Un segnale di rigetto verso la classe politica che la nuova amministrazione non potrà permettersi di ignorare.
Valutando la forza relativa delle coalizioni si nota rispetto allo scenario delle precedenti elezioni un avanzamento del centrodestra, le cui liste passano dal 35% al 43%; il Terzo Polo si dimostra una realtà rilevante e radicata nel panorama partenopeo racimolando oltre l’11%, mentre crolla letteralmente il centrosinistra, che passa dal 60% delle liste a sostegno della Jervolino a meno del 40% ottenuto dalla somma delle formazioni in supporto a De Magistris e quelle in appoggio a Morcone. Infine, il MoVimento 5 Stelle non riesce ad ottenere qui risultati gratificanti come altrove, attestandosi su un modesto 1,76%.
Tra i partiti spicca l’enorme crisi del Partito Democratico, che lascia sul campo in cinque anni quasi centomila voti, riducendosi alle dimensioni della sola Margherita. Se il PD piange, il PdL non ride: sono oltre trentamila i voti persi dalla formazione berlusconiana, risultando ridimensionato in una formazione delle dimensioni della sola Forza Italia di cinque anni fa.
Infine, sono quasi trentamila i voti persi anche dalla Federazione della Sinistra, a riprova della grande crisi che ormai attanaglia la sinistra radicale.
Tra tanti partiti in crisi, ne spiccano due in ottima forma: in controtendenza rispetto al resto d’Italia l’IdV incrementa le sue prestazioni sia in termini percentuali che assoluti, trainata da un candidato vincente e carismatico.
Anche l’UdC riesce ad aumentare il proprio peso nel panorama politico napoletano, non pagando il passaggio di schieramento dal 2006 al 2011 come capitato altrove. Questo risultato testimonia la vocazione meridionalista del Terzo Polo, che da Roma in giù sarà sicuramente in grado di essere determinante nella politica nazionale.
Spostandosi dai partiti ai candidati, si nota come tutti i candidati tranne Luigi De Magistris abbiano conseguito un risultato nettamente peggiore della propria lista: -5% per Lettieri, -2% per Pasquino, -3% per Morcone, -0,4% per Fico. De Magistris ha invece ottenuto uno strabiliante +11% sulla sua coalizione, conseguendo quasi sessantamila preferenze. Un risultato analogo in termini assoluti a quello che Chiamparino a Torino riuscì ad ottenere nel 2006, al culmine della sua fama dopo un mandato trionfale culminato nell’evento olimpico. Proprio quindi il voto per De Magistris in quanto candidato, senza esplicita preferenza per un partito, è stato il fattore determinante del primo turno delle elezioni napoletane. Nei casi di Morcone, Pasquino e Fico si assiste inoltre ad un forte fenomeno di voto disgiunto verso De Magistris, che fa sì che questi tre candidati ottengano meno preferenze delle loro liste non solo in senso relativo ma anche in senso assoluto.
Sopravanzato quindi il candidato ufficiale di PD e SEL Morcone, era De Magistris ad approdare al ballottaggio contro il favorito Lettieri. Già i flussi del voto del primo turno però lasciavano intendere come i votanti di Morcone, Pasquino e Fico erano schierati per De Magistris, ribaltando quindi gli undici punti di vantaggio che Lettieri aveva accumulato durante il primo turno e rendendo proprio il magistrato sostenuto dall’IdV il grande favorito o quantomeno riaprendo una sfida che all’inizio veniva data già per archiviata.
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[ad]Il ballottaggio ha completamente trasfigurato ogni aspettativa della vigilia, trasformandosi in un incubo per Lettieri ed il centrodestra e in una cavalcata trionfale per De Magistris, eletto sindaco con uno straordinario 65,38% delle preferenze.
Il numero dei votanti scendeva ulteriormente, calando di altre sessantamila unità rispetto al primo turno e portando il totale a poco più di quattrocentomila voti validi.
L’assenza dei voti di lista ha lasciato spazio al puro e semplice voto di opinione, e la situazione ha premiato oltre misura il candidato del centrosinistra, che è passato da 128.303 preferenze a 264.730. Lettieri nel contempo scendeva da 179.575 a 140.203.
De Magistris convogliava quindi su di sé non solo le proprie preferenze del primo turno, ma anche quelle di Morcone, Fico e Pasquino in maniera pressoché totale, mentre una parte consistente dei sostenitori di Lettieri al primo turno disertava le urne. Il miracolo era quindi compiuto, e De Magistris riusciva ad evitare alla città di Napoli la stessa sorte toccata a Provincia e Regione, e al tempo stesso, rifiutando l’apparentamento con il PD al ballottaggio, evitava una nuova riproposizione della classe dirigente che aveva governato con ignavia la città negli ultimi anni.
Confronto del voto nei quartieri di Napoli Comunali 2006 – Comunali 2011 |
La vittoria di De Magistris ha senza alcun dubbio trovato nella popolosissima municipalità 5 (Vomero – Arenella) la sua spinta propulsiva. Il quartiere, considerato assieme alle municipalità VI e X una delle roccaforti rosse della città, ha infatti visto crescere in maniera molto rilevante il proprio peso nella composizione del voto cittadino, laddove la maggior parte dei quartieri mostrava un andamento analogo al 2006 e le circoscrizioni II (neutra) e IV (favorevole alla destra) mostravano i maggiori decrementi.
Pur quindi in presenza di una generale diminuzione del voto erano i quartieri storicamente più vicini al centrodestra a risentire maggiormente della piaga dell’astensione.
Il fenomeno si accentuava ulteriormente nel turno di ballottaggio, con la municipalità V che sfondava il muro del 15% sul peso complessivo del voto cittadino; una dimostrazione di fedeltà tanto stupefacente quanto di fatto utile unicamente per fissare la portata della vittoria di De Magistris, dal momento che l’ex magistrato è riuscito a prevalere sul rivale in tutte le circoscrizioni cittadine.
Particolarmente interessante è infine l’analisi del voto delle zone più delicate della città, le municipalità VII (dove si trova il quartiere Secondigliano), VIII (Chiaiano e Scampia) e IX (Pianura): tutte e tre queste circoscrizioni al primo turno hanno visto Lettieri ben oltre il 40% – nel caso della VII prossimo al 50% – a riprova della preminenza del centrodestra nelle zone più disagiate dell’agglomerato urbano.
Le sfide che attendono De Magistris appaiono proibitive: la criminalità e l’emergenza rifiuti probabilmente sono problemi troppo grossi per essere affrontati e risolti nel corso di uno o due mandati. D’altra parte, De Magistris ha già vinto una sfida che pareva impossibile, quindi chi meglio di lui può garantire il futuro della principale città del Mezzogiorno?