Un milione di euro al mese. E’ questa la cifra che lo Stato italiano spende per i doppi incarichi dei parlamentari, pratica anche incostituzionale visto che la questione è chiaramente vietata dall’articolo 122 della Costituzione.
[ad]“Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento o ad un altro Consiglio regionale o ad altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo”. E’ quanto recita il comma secondo dell’art. 122 della Costituzione italiana. La posizione, quindi, di 176 attuali parlamentari è chiaramente incostituzionale. A denunciarlo in aula è la deputata grillina Maria Marzana. Facendo una analisi di tutti i parlamentari eletti in questa tornata elettorale, si scopre come siano 176 i parlamentari con doppi incarichi, considerando anche chi ricopre la carica di sindaco in comuni con più di 5 mila abitanti o presidenti di provincia, cariche incompatibili come da decreto convertito nel 2011. Tra loro figurano anche personaggi con 2, 3, in alcuni casi anche 4 e 5 incarichi contemporaneamente, il tutto stipendiato regolarmente dallo Stato. E’, per esempio, il caso del Senatore lombardo Mario Mantovani, che detiene contemporaneamente le cariche di: vicepresidente regionale, assessore alla Sanità, consigliere regionale, sindaco di Arconate e, la più recente, Senatore.
Questa persistente situazione di incostituzionalità è collegata a due particolari fattori legati tra loro. Innanzitutto lo stallo politico il quale rende ancora impossibile la formazione del governo. Con il rischio che si torni presto alle urne, gli eletti che detengono più cariche hanno paura di non essere rieletti e ritrovarsi a spasso. Ma lo stallo politico ha portato anche alla prorogazione delle attività della commissione elettorale che valuta eventuali incompatibilità per cariche e determina la legittimità degli eletti alle camere. Questa situazione, però, resta in fase di stallo ed a rimetterci sono le casse statali. Infatti è stato stimato che questa situazione costi un milione di euro al mese che gravano sulle casse statali.
La cosa giuridicamente preoccupante è che questi 176 parlamentari, eletti incostituzionalmente, nel caso la matassa non verrà sciolta saranno chiamati ad eleggere il prossimo Presidente della Repubblica tra 7 giorni. Come può essere accettata l’elezione di un nuovo Capo dello Stato con i voti di chi non dovrebbe essere lì?
Tra i 176 parlamentari “abusivi” si registrano 95 parlamentari del Partito Democratico, 34 del Popolo delle Libertà. Seguono Lega Nord (27 parlamentari), Sinistra Ecologia e Libertà (9) e Scelta Civica (10).
Ma c’è una soluzione unilaterale a questa situazione di incompatibilità di cariche: le dimissioni. Ci sono già state, in questo mese di attività del parlamento, già delle rinunce alle cariche parlamentari preferendo cariche già accumulate in precedenza. Tra gli altri, si sono già dimessi dal parlamento Matteo Salvini, già parlamentare europeo, Roberto Cota, governatore del Piemonte ed esponente della Lega Nord, e Nichi Vendola che proprio ieri ha preferito rimanere alla guida della regione pugliese ed abbandonare il Parlamento.
Francesco Di Matteo