Milano, analisi del voto
Milano, vuoi perché si trattava della prima città in termini di popolazione chiamata alle urne, vuoi per la sua importanza economica, vuoi perché capitale indiscussa e inespugnabile del centrodestra berlusconiano, aveva dominato in termini di attrattiva e considerazione l’intero panorama delle elezioni amministrative 2011. Proprio per questa ragione la straordinaria vittoria di Giuliano Pisapia, candidato del centrosinistra, deve assumere i contorni dell’impresa, ed essere analizzata nel dettaglio.
[ad]Alle precedenti amministrative, tenutesi nel 2006 in un momento considerato favorevole alla sinistra italiana, il candidato del centrodestra Letizia Moratti aveva vinto al primo turno con oltre 350.000 preferenze, pari a poco meno del 52% dei voti. Meglio di lei avevano fatto le liste in suo sostegno, posizionate oltre il 54%. Lo sfidante di centrosinistra, Bruno Ferrante, si era dovuto accontentare di un più che dignitoso 47%, con quasi 320.000 preferenze, mentre le liste in suo appoggio arrancavano al di sotto del 45%.
Alla griglia di partenza nel 2011 si sfidavano come candidati principali la Moratti per la riconferma, dopo un quinquennio di amministrazione dai più considerato non esaltante, e l’avvocato Giuliano Pisapia, con alle spalle un’esperienza in Parlamento nelle file di Rifondazione Comunista nella seconda metà degli anni ’90. Pisapia aveva trionfato alle primarie, sostenuto da SEL e dalla sinistra radicale, contro Stefano Boeri, candidato ufficiale del Partito Democratico. Proprio i dubbi sollevati da alcuni sulla lealtà del PD al candidato di coalizione, uniti alla storica propensione cittadina per il centrodestra, lasciavano intravedere il semplice raggiungimento del ballottaggio come un risultato lusinghiero ed insperato per il centrosinistra.
In realtà già dalla campagna elettorale si poteva capire che l’atmosfera era differente rispetto al passato, che, per la prima volta forse da decenni, il popolo di centrosinistra vedeva più in là dei suoi vertici e non si dava perdente in partenza. La nazionalizzazione delle elezioni amministrative cercata a tutti i costi dal premier Silvio Berlusconi, unita alla visibilità mediatica dell’appuntamento meneghino, costituivano il terreno fertile per una campagna elettorale del tutto fuori dall’ordinario. I tempi ed i modi di questa campagna si sono visti al momento del confronto televisivo tra la Moratti e Pisapia, trasmesso da Sky l’11 maggio, appena una settimana prima delle elezioni. La pietra dello scandalo fu l’accusa della Moratti, lanciata a tempo ormai scaduto senza che l’avversario potesse replicare, secondo cui Pisapia era stato arrestato per il furto di un’auto e avesse goduto di un’amnistia. Una distorsione della realtà, dal momento che Pisapia, pur potendo effettivamente godere dell’amnistia, scelse lo stesso la via del processo e venne quindi assolto nel merito.
Alcuni commentatori si sbilanciarono sopravvalutando la potenza del mezzo televisivo: il colpo era arrivato nel segno, le smentite sarebbero state viste unicamente affannosi tentativi di negare l’affermazione lapidaria e decisa del sindaco uscente, la paura del criminale era ormai instillata nel cuore dell’elettorato. Al tempo stesso un DJ vicino alla Moratti, Red Ronnie, accusava Pisapia della cancellazione di un concerto ancora da tenersi, come se un sindaco non ancora eletto e senza alcuna garanzia di esserlo potesse avere un simile potere.
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