Milano, analisi del voto
[ad]Esulta invece il centrosinistra: se Pisapia cala leggermente in termini di preferenze assolute rispetto al suo predecessore Ferrante, le liste in suo sostegno avanzano invece di quasi 10.000 preferenze. La parte del leone spetta al Partito Democratico: caso pressoché unico in Italia, il PD avanza rispetto alle già notevoli prestazioni dell’Ulivo del 2006, e lo fa in maniera sostanziale guadagnando oltre 35.000 preferenze. In forte crisi si dimostra invece la sinistra radicale: sommando i risultati ottenuti da Verdi e FdS si ottiene un magro -47.000, solo in parte imputabile al buon risultato ottenuto da SEL, che con il 4,68% si conferma anche in questa città secondo partito di centrosinistra. In crisi come ovunque tranne a Napoli (dove esprimeva però il candidato sindaco) l’Italia dei Valori, che, pur in crescita sul 2006, appare in affanno sotto il 3%, soffrendo la concorrenza di SEL e dei grillini.
Il MoVimento 5 Stelle non ottiene i numeri eclatanti di Bologna o Torino, ma con circa 21.000 preferenze riesce con Calise ad entrare nel Consiglio Comunale, posizionandosi appena sopra la soglia minima del 3%.
Dopo lo shock del primo turno, chiusosi con Pisapia in vantaggio di oltre il 7% sulla Moratti, si è assistito forse al dramma più nero della storia berlusconiana: l’incapacità del centrodestra di reagire ad una forma di comunicazione politica nuova, spiazzante, non controllabile. Per un movimento culturale che ha fatto della comunicazione la prima chiave del proprio successo, è stata un’esperienza sicuramente straniante. Le correzioni di rotta sono state ondivaghe – dalla minaccia islamico-comunista al mantra “Pisapia è una brava persona, ma…” – e in ogni caso tardive. Se gli appelli a non lasciar cadere Milano in mano alla sinistra hanno infatti portato linfa alla causa della Moratti, ancora maggiore è stato il ricompattamento del fronte di Pisapia, i cui sostenitori vivevano un momento magico al pensiero del colpaccio.
La mobilitazione del ballottaggio è stata quindi la naturale risoluzione del fenomeno: affluenza di fatto pari a quella del primo turno, un fenomeno di per sé raro e probabilmente unico nella tornata amministrativa 2011. Ed il ballottaggio si è trasformato, per Pisapia, nel trionfo. il distacco di sette punti percentuali si è dilatato ad oltre dieci, 55% a 45%, ma è il numero di preferenze ad essere veramente notevole: 365.717 contro le 297.814 della Moratti. L’incapacità di quest’ultima a superare, nemmeno in uno scontro a due – la soglie dei 300.000 voti è forse il suggello matematico più impietoso su un’amministrazione poco amata dai cittadini, una campagna elettorale all’insegna degli errori e una nazionalizzazione dello scontro che sicuramente non ha giovato alla causa del sindaco uscente. Il CISE ha pubblicato un’analisi in cui, tramite il modello di Goodman, tenta di ricostruire i flussi di voto tra il primo turno ed il ballottaggio.
I risultati sono impietosi per la Moratti: Pisapia ha fidelizzato maggiormente il proprio elettorato al primo turno, Pisapia ha saputo pescare meglio anche tra chi al primo turno non era andato al voto. Del tutto prevedibile invece il flusso di voto dai candidati minori: il Terzo Polo si schiera prevalentemente a destra, mentre il M5S sceglie soprattutto il centrosinistra. Secondo quanto già emerso dall’analisi di altre realtà al voto in questo 2011, solo un elettore grillino su quattro non prende in considerazione alcun partito se non il MoVimento 5 Stelle rifugiandosi nell’astensionismo qualora la propria formazione preferita non sia in competizione.
Confronto del voto nei quartieri di Milano Comunali 2006 – Comunali 2011 |
L’analisi circoscrizionale delle elezioni milanesi non ha molto da offrire al quadro cittadino generale, se non rimarcare la vittoria di Pisapia in tutte le nove circoscrizioni meneghine. Può tuttavia essere utilizzata per capire l’evoluzione dell’elettorato di centrosinistra dal 2006 al 2011. Ferrante aveva ottenuto i suoi migliori risultati nelle circoscizioni IX, V e VI, da sempre considerate le “periferie rosse” – o per meglio dire “meno azzurre” – cittadine. Al contrario Pisapia va meglio nelle circoscrizioni III (dove Pisapia sfiora il 50% al primo turno), IX (dove si registra però un calo rispetto a Ferrante) e VI. La circoscrizione III, chiudendo un fenomeno che si avvertiva in nuce già dalle politiche 2008, è diventata la vera roccaforte del centrosinistra nel panorama politico cittadino.
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