Un’epidemia di morale ed austerity sembra essersi diffusa da Washington a Bruxelles, dalla City londinese a Wall Street passando per Berlino e Milano.
[ad]Politica, finanza ed industria sembrano tutte rivolte verso una nuova morale degli emolumenti personali, e così si diffonde un taglio degli stipendi generale dei top manager.
Dopo anni e anni di crescita incontrastata degli stipendi dei top manager e dei dirigenti d’azienda, sembra ora diffondersi una nuova cultura dello stipendio, una cultura che vuole essere vicini, se così si può dire viste le cifre da capogiro che comunque restano, alla povera gente dilaniata dalla crisi.
Negli anni la forbice salariale tra dipendenti ed operai e manager e dirigenti si è sempre più allargata. Nel 1982 lo stipendio di un dirigente o di un manager valeva, in media, 42 volte lo stipendio di un dipendente. Nel 2013 il valore dello stipendio di un manager ha raggiunto l’incredibile cifra di 435 volte lo stipendio di un dipendente.
Dopo questa incredibile crescita degli stipendi, cresciuti del 16% negli ultimi due anni negli Stati Uniti contro il 4% della busta paga dei dipendenti, sembra diffondersi in tutto l’ambiente economico e finanziario una nuova morale generale che porta ad un automatico e volontario taglio degli stipendi, coinvolgendo sia il settore privato che quello pubblico.
Nella politica sono ormai numerosi i casi di auto riduzione dello stipendio. I primi, per la nuova legislatura, sono stati i nuovi presidenti delle Camere parlamentari Piero Grasso e Laura Boldrini che, come primo atto alla loro elezione, hanno deciso di dimezzare il proprio stipendio. Prima di loro, Mario Monti, premier uscente, aveva già deciso di rinunciare a 12mila euro di stipendio per la propria carica di Presidente del Consiglio.
Anche dalla Banca d’Italia arrivano tagli, dove il governatore Ignazio Visco ha rinunciato a ben 262mila euro annui, che corrispondono a circa il 35% dello stipendio riconosciutogli. Alle prese con l’austerity c’è anche il Presidente degli Stati Uniti che, nonostante siano la prima economia mondiale, hanno dovuto affrontare una dura crisi attraverso il “fiscal cliff”, dove vengono tagliati 20mila euro annui di stipendio al Presidente Barack Obama.
Anche nel privato, però, ci sono netti tagli agli emolumenti, anche se questi restano altissimi. Dopo la strigliata di Angela Merkel, che denunciava l’insostenibilità di stipendi altissimi, il numero uno della Volkswagen, Martin Winterkorn, ha deciso di decurtarsi lo stipendio ritenendolo difficile da spiegare ai tedeschi, anche se la Germania sembra essere un’oasi felice della crisi.
Dopo qualche anno di non ottimi affari, anche la Mediaset sembra essere entrata in una mentalità di austerità e Fedele Confalonieri ha deciso di tagliare del 22% il proprio stipendio, corrispondenti a circa 800mila euro. Su questa linea si sono mossi anche le grandi banche europee e americane, ma anche la Svizzera che qualche settimana fa ha approvato un referendum a riguardo. Dopo tanto lavoro, la “moral suasion” di gruppi come ‘Occupy Wall Street’ sembra aver raggiunto il proprio traguardo, ma con stipendi che raggiungono ancora cifre esorbitanti la strada da fare è ancora molta.
Francesco Di Matteo