Elezioni Friuli Venezia Giulia: flussi elettorali 2008-2013, il caso di Pordenone

Oggi e domani si svolgeranno le elezioni regionali per il rinnovo dell’amministrazione della Regione Friuli Venezia Giulia, una delle cinque regioni italiane a statuto speciale.

stemma pordenone

Pur se messa parzialmente in ombra dalle grandi questioni di politica nazionale legate alla mancata formazione del Governo e all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, queste consultazioni sono in realtà da considerarsi un appuntamento molto importante: regione tradizionalmente di destra, che solo la figura di Illy in passato riuscì a colorare di rosso, prima regione italiana in assoluto ad avere un Presidente leghista, eppure conquistata dal centrosinistra alle ultime politiche per una manciata di voti, oggi è contesa come non mai da centrodestra, centrosinistra e MoVimento 5 Stelle.

[ad]Saranno confermati i sondaggi che hanno visto negli ultimi tempi un forte recupero del centrodestra? Riuscirà Deborah Serracchiani a passare dal ruolo di giovane promessa a quello di vera figura politica di spicco e carisma nel Partito Democratico? Il M5S conquisterà la sua prima regione, dopo il grande exploit delle regionali?

Per tentare di dare una risposta anche parziale a questa domanda, si è proceduto ad effettuare un’analisi dei flussi elettorali in uno dei principali comuni della regione, Pordenone, confrontando i risultati delle elezioni politiche 2008 con quelli delle elezioni politiche 2013, relativamente alla Camera dei Deputati.

Risultati elettorali a Pordenone
(elezioni politiche 2008 – Camera)

 

Risultati elettorali a Pordenone
(elezioni politiche 2013 – Camera)

Le due tabelle sopra riportate contengono i risultati delle politiche ’80 e ’13 nella città di Pordenone suddivise per seggio.
Per predisporre i dati all’analisi statistica, sono state compiute due operazioni: la prima consiste nella tracciatura non solo dei voti validi, ma anche del cosidetto partito dell’astensione, formato dall’insieme delle schede bianche, nulle, contestate e dei non votanti. Tale operazione è stata fatta per poter inserire anche il blocco dell’astensione nell’analisi e poter osservare quindi non solo i flussi di voto tra un partito e l’altro, ma anche quelli riguardanti, in entrata e in uscita, l’area del non voto.
La seconda operazione, finalizzata ad analizzare il voto giovanile, è consistita nell’introdurre un partito fittizio ai dati del 2008, il partito dei nuovi votanti ottenuto semplicemente inserendo la differenza tra i componenti di ciascun seggio tra il 2013 e il 2008, ovviamente solo nel caso in cui tale differenza sia positiva. Si tratta naturalmente di una forte approssimazione del reale voto giovanile, non ultimo per via del fatto che i nuovi voti possono essere dovuti anche a fenomeni di immigrazione, ma ai fini dell’analisi il risultato può comunque essere considerato valido.

A partire dai dati grezzi, sono state poi eseguite alcune operazioni di pulizia del dato.
In primo luogo sono state rimosse le sezioni ospedaliere, ovvero la 24, la 25 e la 50. Successivamente sono state rimosse tutte quelle sezioni in cui si è verificata una variazione della composizione sopra una soglia di riferimento fissata al doppio della deviazione standard della composizione dei seggi, e attraverso tale operazione sono state eliminate le sezioni 13, 21, 30 e 45.
Il campione è così passato da 52 a 45 sezioni; si tratta – ma sarebbe stato lo stesso anche senza questa operazione – di un numero piuttosto basso, che non consente ad eventuali anomalie locali di essere appieno assorbite dall’analisi statistica; si tratta di un’approssimazione di cui tenere conto nell’analisi complessiva ma che all’atto pratico non inficia la validità generale dell’analisi.

Successivamente sono stati accorpati tutti i partiti che non hanno ottenuto risultati rilevanti, fissando all’1% (soglia comprensiva del partito del non voto) il limite sotto il quale operare l’aggregazione.
Per quanto riguarda il 2008 sono stati in tal modo unificati Sinistra Critica, Partito Socialista, Grilli Parlanti, Per il Bene Comune, Partito Liberale Italiano, Aborto? No grazie, Forza Nuova, Partito Comunista dei Lavoratori e Unione Democratica dei Consumatori.
Per ciò che concerne invece il 2013 sono stati raggruppati Forza Nuova, Centro Democratico, Futuro e Libertà per l’Italia, Moderati Italiani in Rivoluzione, Grande Sud e La Destra.

Rielaborazione dati 2008

 

Rielaborazione dati 2013

Le tabelle qui riportate riepilogano le aggregazioni dei partiti per le due elezioni di riferimento, e riportano i dati elettorali una volta ripuliti e pronti per l’analisi.

È stata eseguita una regressione lineare utilizzando il software R sia per individuare i flussi di voto dal 2008 al 2013.

Flussi di voto 2008 –> 2013

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I dati della tabella finale, pur con i limiti derivanti dallo scarso numero di sezioni, certificano il grande successo del MoVimento 5 Stelle e l’affanno di PD e PdL: i democratici mantengono poco meno dei due terzi del proprio elettorato, con dispersioni verso i grillini, Ingroia e Scelta Civica (curiosamente gli interscambi con SEL sono stati invece molto limitati). Al tempo stesso riescono a raccogliere voti in libera uscita dall’UdC, dalla vecchia Sinistra Arcobaleno e dall’Italia dei Valori.

[ad]I berlusconiani invece confermano appena il 40% circa dei propri voti, anche se va osservato che intorno al 15% dell’elettorato del PdL lascia il partito ma resta all’interno della coalizione di centrodestra. Da notare un 10% in fuga verso Giannino, e quasi il 20% che invece si rivolge a Mario Monti. Al contrario, il PdL riesce a raccogliere voti dalla Lega Nord e dalle formazioni minori.
Proprio la Lega appare oggetto di una vera disfatta: appena il 18% dei votanti del 2008 conferma la propria scelta, con una massiccia fuga verso il MoVimento 5 Stelle e in subordine il PdL, senza trascurare una fortissima componente di astensionismo.

Flussi in uscita naturalmente non ve ne possono essere per il MoVimento 5 Stelle, ma diventa interessante osservare quanto è in grado di recepire dalle altre formazioni: alla fine – considerata anche la comunanza tra i due elettorati – non stupisce che oltre il 50% di chi nel 2008 aveva votato IdV si sia gettato su Grillo, così come il 20% di chi aveva scelto Sinistra Arcobaleno; rimarchevole poi il 37% dei leghisti che ha scelto M5S, ma anche il 28% di chi nel 2008 aveva scelto UdC, mentre alla fine il PD, con appena un 10% dell’elettorato 2008 passato a Grillo, è apparso alla fine tra i partiti più impermeabili agli assalti a cinque stelle, almeno a Pordenone.

È difficile trarre da questi dati una previsione sulle regionali 2013, perché il voto della prossima domenica subirà l’impatto emotivo dell’elezione del Presidente della Repubblica; la lotta per la regione si mostra tuttavia quantomai aperta: lo smottamento elettorale provocato dall’ingresso in gioco del M5S ha in qualche modo scompattato i blocchi elettorali, consentendo passaggi anche significativi di voti da uno schieramento all’altro.
Voti freschi, non ancora stabilizzati e quindi a loro volta particolarmente contendibili.