Referendum: l’incognita degli italiani all’estero

Pubblicato il 12 Giugno 2011 alle 12:37 Autore: Andrea Carapellucci

Gli elettori residenti all’estero saranno conteggiati nel quorum? Tutte le risposte

Entrambe le decisioni spettano all’Ufficio centrale per il referendum presso la Cassazione, anche se sono ipotizzabili (e sono già stati annunciati) ricorsi alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzioni da parte dei diversi comitati.

[ad]Quanto alla validità dei voti. Per i voti espressi sui tre quesiti non modificati, non si pone alcun problema. I voti sul nucleare, invece, saranno stati espressi su di un quesito diverso da quello sottoposto ai residenti in Italia. Sommare i voti espressi sul vecchio quesito a quelli espressi sul nuovo significa dare per scontato che l’elettore non avrebbe modificato il suo voto a seguito della nuova formulazione. D’altra parte, non considerarli validi significherebbe aver privato gli oltre tre milioni di elettori residenti all’estero del diritto di voto su di uno dei quesiti. L’Ufficio centrale potrebbe decidere di considerare comunque validi i voti in considerazione del fatto che la modifica del quesito è stata resa possibile proprio in considerazione della sostanziale identità di significato delle due formulazioni: in questo caso, la sostanza, cioè l’intenzione dei referendari di impedire l’installazione delle centrali nucleari, prevarrebbe sulla forma, cioè sulla considerazione che il quesito referendario riguarda l’abrogazione una legge e non l’espressione di un indirizzo politico.

Quanto al quorum. Tenendo sempre a mente che il quorum è calcolato per ogni singolo quesito, con riferimento agli elettori residenti all’estero sarà necessario attendere l’apertura di tutti i plichi elettorali per sapere quanti abbiano effettivamente espresso il voto. È possibile, infatti, che un plico contenga solo una, due o tre schede: in questo caso, l’elettore avrebbe partecipato alla consultazione solo con riferimento ai relativi quesiti e verrebbe considerato “astenuto” con riferimento agli altri. Fino allo spoglio delle schede, pertanto, non è possibile sapere con sicurezza quanti i residenti all’estero siano, eventualmente, da computare ai fini del quorum. Con riferimento ai tre quesiti non modificati (su legittimo impedimento e acqua) non c’è dubbio che gli italiani residenti all’estero debbano essere computati, anche nel caso in cui non abbiano ricevuto i plichi dalle strutture consolari (eventualità che si verifica con grande frequenza). I precedenti non consentono di dubitarne: anche se l’elettore all’estero ha oggettivamente più difficoltà ad esprimere il voto, viene considerato a tutti i sensi un avente diritto. Ciò è del tutto logico, del resto: il problema è piuttosto l’inefficienza dei meccanismi che dovrebbero garantire loro il diritto di voto.

Riguardo al quesito sul nucleare, il problema è più complesso. Gli aventi diritto, in questo caso, non hanno avuto alcuna la possibilità di partecipare alla consultazione. Non a causa del servizio postale o della loro negligenza, ma per la modificazione del quesito intervenuta ad una manciata di giorni dal voto. Potrebbe allora essere ipotizzabile che, proprio in considerazione della materiale impossibilità di votare, vengano scomputati dal quorum, per il solo quesito sul nucleare, i tre milioni di italiani all’estero (in questa ipotesi, in caso di affluenza vicina al 50%, la consultazione sul nucleare potrebbe essere l’unica valida!).

(per continuare la lettura cliccare su “4”)

L'autore: Andrea Carapellucci

Analista giuridico di TP, si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Torino ed è dottorando in Diritto amministrativo presso l’Università degli Studi di Milano.
Tutti gli articoli di Andrea Carapellucci →