Dopo la fallimentare scelta di Franco Marini, ex sindacalista, come nome da candidare alla Presidenza della Repubblica, il Partito Democratico ha approvato all’unanimità della candidatura di Romano Prodi. Il nome dell’ex premier sembra aver ricompattato il Partito, ma cosa potrebbe succedere se Prodi venisse effettivamente eletto?
[ad]prima giornata dedicata all’elezione del nuovo capo dello Stato che succederà a Giorgio Napolitano, il Partito Democratico aveva proposto il nome di Franco Marini in convergenza con il Popolo delle Libertà e Scelta Civica. Il nome, però, ha suscitato la protesta della base del PD, ma anche la protesta e la ribellione di alcune frange del partito, come Pippo Civati che, primo tra tutti, aveva contestato la decisione della dirigenza e annunciato il suo voto difforme. Questa situazione si è culminata con un nulla di fatto, per i primi due scrutini. Nella seconda giornata, invece, il PD ha avanzato la candidatura di Romano Prodi. Ormai però il Partito Democratico sta andando verso una forte spaccatura, già dalla base del PD vista l’iniziativa dei Giovani Democratici che ieri hanno occupato varie sedi del partito con lo slogano “#occupypd” proprio per protestare contro la scelta di Franco Marini. Anche l’altra forte corrente del PD, quella dei rottamatori del sindaco di Firenze Matteo Renzi, che ha fatto convergere i deputati a lui ricollegabili per Chiamparino. Ma se Prodi venisse realmente eletto? Gli scenari più probabili sono principalmente due.
Innanzitutto per definire gli scenari bisogna contarsi. Infatti, mentre per le prime tre votazioni si elegge il capo dello stato con i 2/3 dei votanti, quindi 672 voti, dal quarto scrutinio in poi basterà la maggioranza assoluta, ovvero 504 votanti. Il centrosinistra conta 495 grandi elettori (436 Partito Democratico, 47 Sinistra Ecologia e Libertà, 12 gruppi minori) quindi, anche se si volesse arrivare al quarto scrutinio o oltre per eleggere forzosamente l’ex premier, serviranno altri 9 voti. Fonti giornalistiche, però sembrano segnalare la disponibilità di una cinquantina di votanti del MoVimento 5 Stelle a trattare per l’elezione di Prodi. Sembra quindi possibile, se non probabile, proprio l’elezione di Prodi. In tal caso, un primo scenario, potrebbe essere uno ‘scambio’ tra Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle. Infatti, tema della trattativa tra grillini e piddini potrebbe essere proprio scambiare l’elezione di Prodi con la formazione di un governo tecnico a guida Rodotà, appoggiato da PD e MoVimento, per le riforme immediate come la legge elettorale e le riforme del lavoro ed economiche. In tal caso, le elezioni potrebbero essere spostate fino all’anno prossimo, la situazione nel Partito Democratico potrebbe restare tesa ma ferma fino al congresso nazionale di novembre dove il rottamatore Matteo Renzi potrà misurarsi all’interno del partito e richiedere la testa del segretario Bersani. In questo scenario non sono impossibili scissioni degli ex-ds o dei giovani turchi, in aperta polemica rispetto al liberale Renzi.
Altro scenario è l’elezione di Prodi grazie a franchi tiratori ma senza una trattativa che interessi la formazione del governo. In tal caso, con un capo dello stato eletto a forza dal centrosinistra e le porte sbarrate dal PdL per un governo di larghe intese, il capo dello stato potrebbe sciogliere le camere e indire elezioni. In questo scenario, Matteo Renzi potrebbe portare avanti una politica ben più aggressiva in vista di elezioni verosimilmente da tenere a Giugno. Renzi chiederà certamente le primarie e, visto lo scarso successo di Bersani, è quasi scontato che risulterà vincitore. Anche in questo scenario non sono esclusi smembramenti del PD per la fuoriuscita di ali in aperta polemica con la tendenza liberale del sindaco di Firenze.
Francesco Di Matteo