E quorum fu
[ad]Uno spartiacque nella storia dell’istituto dunque. Ma assai più difficile risulta capire quanto possa trattarsi di uno spartiacque politico. Nei giorni scorsi fior di commentatori paragonavano l’entusiasmo di questi referendum ad altri momenti topici della storia politica italiana. Ai cambiamenti sociali, che la politica non aveva ancora del tutto compreso, avvenuti nell’Italia del ’74 che votava No all’abrogazione del divorzio. O alla rappresentazione plastica della “fine di un Impero” quando ci fu un’alta partecipazione al referendum del ’91 sulla preferenza unica. Con buona pace dell’ “andate al mare”, delle partite a scopone con gli amici in Irpinia e del linguaggio scurrile di bossiana memoria.
C’è da dire che Berlusconi è uno che non molla. E’ un uomo politico anomalo per varie ragioni e una di queste è che non è possibile spingerlo a fare un passo indietro. Se non si è fatto da parte, o se ha provato a resistere, dopo un 12 a 2 alle regionali (2005) o dopo una sconfitta nella roccaforte milanese (un mese fa) senz’altro riuscirà a vivacchiare e galleggiare anche dopo dei referendum sul merito delle questioni. C’è allora da aspettare la reazione di Pontida, la reazione della Lega. Stretta in una morsa quanto mai prima d’ora, costretta ad un lento logoramento accanto alla zavorra del Pdl. Col desiderio e la tendenza quasi anagogica di mollare tutto e di correre da sola. Magari come nel ’96, per far capire l’essenzialità del Carroccio all’alleato berlusconiano. Ma quanta paura, al tempo stesso, di perdere così le maggioranze negli enti locali e le presidenze di Piemonte e Veneto.
Da tutti i punti di vista, mentre il centrosinistra si rafforza sui suoi temi e la partecipazione civica ottiene una bella spinta, occorrerebbe coraggio nelle scelte politiche e partitiche. Ma se questo coraggio esista davvero, è lecito dubitarne.