Rischi vecchi e nuovi minacciano la ripresa globale secondo il FMI
Si è conclusa a Washington la sei giorni del Fondo monetario internazionale. Purtroppo, nonostante ottimismi non troppo cauti, per l’istituto guidato da Christine Lagarde ci sono ancora vecchi e nuovi rischi per la ripresa globale.
[ad]La crescita è incerta, debole, i disoccupati vengono reinseriti troppo lentamente (quando vengono reinseriti) e continua a mancare la ricetta giusta per far ripartire il motore del pianeta. La più grande area economica mondiale, l’Europa, continua ad avere un passo sin troppo lento dovuto ad una austerità masochista oltre ogni misura. Come ormai da mesi sottolineato su queste pagine, l’austerità in recessione porta solo la nuova recessione, una realtà sperimentata da più di un Paese sottoposto alla “cura” germanica. Da Washington, in questo senso, arrivano notizie rassicuranti, specie se si considera che uno degli studi più di moda per sostenere l’austerità sia stato recentemente smentito poiché viziato da un errore di calcolo. Per il Fondo, infine, la politica monetaria deve restare accomodante e questo monito immaginiamo sia valido di particolare solo per Stati Uniti e Giappone, visto che, nonostante le parole di Draghi, i cordoni della borsa della BCE appaiono molto stretti. Ma qualcosa potrebbe cambiare nei prossimi mesi.
Sul fronte italiano, dopo la rielezione di Giorgio Napolitano come Presidente della Repubblica sia aprono diverse opzioni politiche di particolare interesse per i mercati. In caso di immediato scioglimento delle Camere è possibile che assisteremo ad una elevata volatilità sui mercati, ma gli italiani potrebbero decidere di ritornare sui partiti tradizionali, come sottolineato dai sondaggi degli ultimi due mesi, sicché l’Italia potrebbe dotarsi di un governo forte e non estremista nel futuro prossimo (che sia anche valido, forse, è chiedere troppo, ma è un altro discorso).
Se invece dovesse prevalere la linea del governo di transizione, e se tale governo riuscisse ad applicare buona parte del cosiddetto programma dei saggi, si potrebbe andare alle urne in autunno con mercati relativamente tranquilli, ma solo se sarà varata una nuova legge elettorale..
Nel caso invece di larghe intese, destinato a durare più a lungo, l’Italia potrebbe più agevolmente rispettare gli accordi europei, ma il grosso rischio che tale governo possa saltare da un momento all’altro a causa delle pressioni che il Movimento 5 Stelle inevitabilmente porrà contro Palazzo Chigi potrebbe rendere i mercati estremamente nervosi.
E passiamo all’agenda macroeconomica: per lunedì previste soltanto le vendite di abitazioni esistenti negli Stati Uniti che secondo gli analisti torre per tornare finalmente sopra i5 milioni di unità.
Martedì notte conosceremo l’indice Pmi manifatturiero cinese (stima preliminare), che dovrebbe risultare in calo, ma comunque in espansione sopra i 50 punti, per l’esattezza 51,40. Conosceremo anche le stime preliminari degli indici PMI sia manifatturieri che terziari di Francia, Germania ed Europa. Per tutti dovremmo vedere un lieve miglioramento, anche se rimarranno sotto la soglia dei 50 punti, ad eccezione del PMI terziario tedesco, che dovrebbe risultare sostanzialmente stabile a 51 punti. Conosceremo l’indice della fiducia dei consumatori italiani, atteso sostanzialmente stabile a 85,1. Nel pomeriggio le vendite di nuove abitazioni negli Stati Uniti dovrebbero aumentare fino a 400 mila unità, secondo gli analisti.
Mercoledì ci conosceremo l’indice IFO che misura fiducia e aspettative delle aziende tedesche (gli analisti si attendono un lieve calo) e le vendite al dettaglio in Italia, che su base mensile dovrebbero salire dello 0,4 per cento contro il precedente -0,5 per cento. Nel pomeriggio gli ordinativi di beni durevoli statunitensi dovrebbero avanzare su base mensile dello 0,5 per cento dopo il calo dello 0,7 per cento precedente.
Giovedì il prodotto interno lordo del Regno Unito dovrebbe segnare un avanzamento dello 0,1 per cento, sufficiente però per evitare la terza recessione tecnica in pochi anni. Dagli USA le solite richieste di sussidi di disoccupazione, che dovrebbero restare stabilì a 351mila unità.
Venerdì conosceremo se ci saranno novità da parte della banca centrale giapponese. Ci sarà un’asta di Bot italiani a 6 mesi, mentre nel pomeriggio conosceremo la stima preliminare del prodotto interno lordo statunitense, che su base trimestrale, secondo gli analisti, dovrebbe avanzare del 3 per cento.