Il Governo o un Governo. Con l’elezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica, per la seconda volta, tutta l’attenzione è ora rivolta alla formazione dell’esecutivo. C’è chi parla di mercoledì come giorno entro cui presentare il nuovo Governo.
[ad]Domani iniziano le consultazioni. Appena dopo il giuramento di Giorgio Napolitano previsto oggi, Lunedì 22 Aprile, alle ore 15,00. La composizione del Governo è tutt’altro che semplice, ci sono di mezzo interessi dei singoli partiti e problematiche inerenti agli ovvi accordi politici da formare.
A 56 giorni dalle elezioni il Paese è dal punto di vista politico allo sbando. Bersani, segretario dimissionario del Partito Democratico, aveva detto di voler prima eleggere il capo dello stato prima di procedere alle trattative del Governo, dopo essere stato più volte respinto da Grillo e dal Movimento 5 Stelle. Ora che il Presidente della Repubblica è stato finalmente eletto, lo scenario politico nazionale è completamente mutato.
Il Partito Democratico, uscito distrutto dalla rielezione di Napolitano, sembra essere il cadavere del partito che ha raggiunto il 40% nelle intenzioni di voto nel periodo delle primarie.
Il Partito, infatti, è ora diviso tra tantissimi gruppi. Semplifichiamo in tre grandi tronconi: da una parte il gruppo guidato da Fabrizio Barca che osteggia un governo di larghe intese e auspica che il partito viri verso sinistra. Poi c’è Matteo Renzi che vuole un governo di scopo di durata annuale per la formazione di una nuova legge elettorale e di alcuni provvedimenti fondamentali. Terzo gruppo, in isolamento, composto dai vecchi colonnelli di Bersani, come Epifani e Franceschini, che vogliono che Bersani ritiri le dimissioni almeno fino al prossimo congresso.
Tra centro e centrodestra c’è un ampio movimento di approvazione verso un governo di larghe intese, vista come una grandissima vittoria visti i sondaggi pre-elettorali che hanno dato il centrosinistra stra-favorito. Berlusconi ha vinto su tutta la linea. Eletto un Capo dello Stato gradito e scongiurato nomi come Prodi. Sempre Berlusconi ha spaccato l’unità del PD portando a galla tutti i dissidi interni e l’incoerenza delle linee politiche delle correnti. Il centrodestra esce vincitore e particolarmente rafforzato.
La scelta di Napolitano sembra preludere ad un accordo governativo, con la formazione di un governo guidato da una personalità non direttamente riconducibile ai partiti. Il favorito sembra essere Giuliano Amato, già protagonista di un governo tecnico negli anni ’90, ma mal visto dai leghisti, alleati di Berlusconi. Altro nome che circola è quello di Enrico Letta, nome escluso, però, da Rosy Bindi che vuole un nome il più indipendente possibile per cercare la massima convergenza del gruppo parlamentare del PD.
Ferma e decisa, invece, la posizione di Grillo che ricusa ogni possibilità di governo di larghe intese che coinvolga il MoVimento 5 Stelle. La vicenda dell’elezione del capo dello Stato ha fatto guadagnare al Movimento di Grillo e Casaleggio enorme credibilità, vista la linea ferma e decisa.
Francesco Di Matteo