Il programma dei saggi che il nuovo governo dovrà seguire

Con la riconferma di Giorgio Napolitano al Quirinale diventa di importanza strategica l’ultimo atto del primo mandato del Presidente della Repubblica, ovvero la nomine dei due gruppi di esperti, giornalisticamente ribattezzati “ saggi ”, chiamati a identificare linee di lavoro per un potenziale governo. Inizialmente doveva trattarsi di un paio di documenti che sarebbero stati consegnati al successore, ora il lavoro di lettura spetta solo a chi vuole approfondire queste tematiche perché si tratta chiaramente di uno dei chiavistelli che il Bipresidente potrà utilizzare vista l’investitura istituzionale che ha ottenuto sabato 20 aprile e che dà al Primo Cittadino un potere strabiliante sul piano morale e istituzionale.

[ad]Nel presente articolo ci concentreremo sul lavoro del gruppo in materia economico-sociale ed europea. Innanzitutto, per chiarezza espositiva, va fatta una precisazione: pur avendo avuto solo 10 giorni per lavorare, il gruppo ha redatto un documento di 53 pagine correlato da altre 30 di analisi statistiche e grafici, la sua lettura richiede tempo e pazienza, un suo riassunto non è corretto se non va riportata la premessa sostanziale della relazione: l’obiettivo principale del documento è quello di suggerire strade da intraprendere per riavviare lo sviluppo economico in direzione di una maggiore equità e sostenibilità e per raggiungere un aumento del benessere in senso lato. L’analisi è volta con tre principi fondanti e “imprenscindibili”: il mantenimento della coesione sociale, la tutela dei risparmiatori, il rispetto della Costituzione italiana e delle regole dell’Unione Europea. In più punti il gruppo ha sottolineato che il lavoro non è da intendersi come una sostituzione del compito di un Esecutivo, ma come semplice suggerimenti di quali possano essere le strade percorribili, non entrando nel merito delle coperture finanziarie, sottolineando pesantemente e ripetutamente di “destinare qualunque sopravvenienza finanziaria possa manifestarsi nei prossimi mesi alla priorità dell’emergenza lavoro e del sostegno alle persone in grave difficoltà economica”.

La contestualizzazione del documento nei meriti europei è volta, oltre a sensibilizzare un maggiore utilizzo dei fondi spesso inutilizzati, anche a una vera e propria presa di posizione su tematiche quali la discussione della logica di austerità e l’ottenimento di maggiori elasticità di bilancio per quei Paesi che dimostrano la volontà di intraprendere una strada di risanamento. Tutto questo è riscontrabile più facilmente ora che l’Italia, uscendo dalla procedura di infrazione, ha una maggiore credibilità nello scenario dell’Eurozona. Infine si fa notare come l’Italia tenda a recepire in ritardo la normativa europea, motivo che genera pagamenti di infrazioni violate che diventa dal punto di vista pecuniario un ulteriore fardello per i conti pubblici. Il tutto all’interno di una logica di accelerazione della riforma dell’Unione Economica e Monetaria, riconducendo nel breve termine l’attenzione dell’Europa su tempi più sociali, oltre a una focalizzazione sulla vigilanza unica bancaria  e nel medio termine dare un contributo per condurre l’Eurozona a una capacità di bilancio autonoma rispetto a quella dell’Unione, non escludendo l’ipotesi di alimentare lo stesso bilancio attraverso l’emissione di titoli europei.

Entrando nel merito del documento esso si struttura in 12 punti chiari e precisi costruiti con un collante unico dati dai tre principi fondanti.

 

Credito alle PMI e pagamenti dei debiti

In riferimento al recente decreto legge di sblocco dei debiti delle pubbliche amministrazioni, l’auspicio è di far si che il termine obbligatorio di 30 giorni per i pagamenti entri a regime entro il minor tempo possibile. Dal punto di vista meramente operativo si tratta ovviamente di riuscire prima a smaltire la montagna di debiti accumulati nel corso degli anni, nel rispetto dei parametri del Fiscal Compact. Dobbiamo ricordare che con l’operazione di inizio aprile si sono di fatti sbloccati 40 miliardi di euro che vanno a impattare sul rapporto tra deficit e PIL portandolo dal 2,4% al 2,9%, poco sotto il limite imposto dal patto del 3%. Il tutto in un’ottica di uscita entro il mese di maggio dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo, il tutto all’interno di una logica di maggiore credibilità dell’Italia in termini di rispetto delle regole europee.

Il coivolgimento delle banche per aumentare il livello di erogazione del credito, in collaborazione con Confidi diventa fonte primaria di liquidità per le PMI a cui si potrebbe associare un utilizzo più intelligente delle risorse derivanti dai fondi strutturali dell’Unione Europea che generalmente finiscono inutilizzati a causa dei maccanismi pachidermici delle amministrazioni locali.

 

Rilanciare il ruolo dell’Italia negli scambi internazionali

La logica mutua l’esempio della Ipex-Bank tedesca che nacque con il fine di assicurazione e finanziamento delle esportazioni utilizzando in primis il polo costituito da Sace, Simest e Cassa Depositi e Prestiti. Viene data inoltre un forte sostengo alla propulsione che potrebbe derivare dall’Expo 2015 di Milano che potrebbe avere un forte impatto sulla crescita economica del Paese con una visibilità unica al mondo, per certi versi parificabile a un’olimpiade, il tutto va associato a un forte potenziamento del settore turistico, altrimenti l’impatto di immagine dell’Expo, con strutture ricettive inadeguate, rischierebbe di diventare un vero e proprio boomerang. Vanno quindi ammodernate e potenziate con interventi fiscali, creditizi e potenzialmente finanziati con fondi UE.

(Per continuare la lettura cliccate su “2”)

 

Favorire la ricerca, l’innovazione e la crescita delle imprese

Il problema delle aziende italiane potrebbe riassumersi nel periodo di crescita anemica avvenuta negli ultimi dieci anni, i capitali derivati dagli utili delle aziende sono stati raramente investiti in ricerca e innovazione perché non aiutati da defiscalizzazioni e nemmeno da una logica cultura della qualità, fattore cruciale che ha permesso di far diventare tanto famoso il Made in Italy nel mondo, anche qui l’Europa potrebbe essere un mezzo di soluzione con i fondi nuovamente inutilizzati e ignorati.

[ad]L’incentivazione di ricerca e sviluppo potrebbe avvenire attraverso un aumento della detrazione fiscale per investimenti nel settore, ma tramite una serie e certificabile iscrizione a bilancio delle voci inerenti. Il collante di tale intervento potrebbe essere la penalizzazione del falso in bilancio abrogata anni fa. Non manca il capitolo delle infrastrutture di cui in nostro Paese è particolarmente deficiente.

 

Miglioramento del sistema tributario

Il primo punto chiave sembra essere l’approvazione del disegno di legge sulla “delega fiscale” per il riordino del sistema di tassazione. Innanzitutto riforme attese da tempo come quella del Catasto e del diritto penale tributario oltre a una forte semplificazione e miglioramento della riscossione coordinata al potenziamento degli strumenti contro l’evasione. In tale contesto non va dimenticato il ruolo del fisco nella vita degli italiani che attualmente vede il primo vituperato di vessazione e di deterrenza alla crescita economica visto il livello di tassazione veramente pesante. Il modello sa prendere a esempio sembra essere quello tedesco del “fisco amico” ovvero rendere percepibile al cittadino l’utilizzo dei fondi che versa attraverso le tasse attraverso attività di verifica della destinazione dei denari versati, dando segnali chiari già attraverso l’istituzione della non iscrivibilità sull’abitazione principale di ipoteca giudiziaria da parte dell’Agente di riscossione e l’apertura di una discussione. La procedura di “umanizzazione” del fisco passa anche attraverso l’introduzione di sanzioni per le amministrazioni che commettono errori sistematici, generalmente forieri di interventi da parte di Equitalia. Allo stesso tempo va anche sensibilizzata l’opinione pubblica nei confronti dei danni derivanti dall’evasione fiscale, un mezzo potrebbe essere il ritorno alla penalizzazione del falso in bilancio.

 

Aprire alla concorrenza e tutelare meglio i consumatori

La logica di base è che la concorrenza, se garantita in maniera equa e attraverso una certezza delle regole del gioco, diventa un motore che permette di accrescere la forza del consumatore e quindi la qualità dei servizi erogati. Il Governo dovrebbe in primis operare sul piano europeo con un monitoraggio continuo a salvaguardia del Made in Italy non esitando a denunciare formalmente alla Commissione Europea le violazioni in termini di concorrenza sleale, a livello interno si auspica un rafforzamento del controllo da parte delle autorità Antitrust sulle legislazioni regionali. Vengono inoltre messi in evidenza alcuni settori nei quali sarebbe opportuno intervenire.

Il trasporto aereo ha dimostrato come la concorrenza sia potenzialmente foriera di opportunità per chi usufruisce dei servizi (privato o aziendale), la logica di inserimento di altri operatori potrebbe essere permessa maggiormente anche nel settore ferroviario (potenziando anche il trasporto di merci) e in quello del trasporto pubblico locale.

Il settore assicurativo, soprattutto nel ramo RC auto ha visto nel periodo 2007-2012 una crescita quasi doppia dei premi rispetto all’Eurozona, quindi la legislazione andrebbe modificata di modo da imporre alle aziende di assicurazione una maggiore efficienza operativa.

Il settore energetico va maggiormente incentivato attraverso una spinta all’utilizzo delle energie rinnovabili e al contemporaneo utilizzo di capacità produttive conservate per esportazioni verso paesi come Francia e Germani dove prevalgono forme più rigide di approvvigionamento derivanti dal nucleare o il carbone.

Nel settore farmaceutico l’impatto dell’utilizzo dei farmaci generici è fortemente ostacolato e anche qui l’Italia soffre di un ritardo pesante rispetto all’Eurozona dove l’utilizzo è giunto al 60%: una campagna di sensibilizzazione potrebbe portare a una maggiore consapevolezza dell’utente.

Il settore postale, infine, va assolutamente liberalizzato.

(Per continuare la lettura cliccate su “3”)

 

Lavoro e condizioni sociali delle famiglie

Alla base di questo capitolo va inserita una particolare osservazione del gruppo: “L’Italia ha visto crescere divari e presenta ritardi inaccettabili su fronti che condizionano non solo la qualità della vita degli abitanti di talune aree, ma anche la loro sicurezza. Inoltre, negli anni l’aumento delle disuguaglianze nelle opportunità ha assunto caratteri che riducono fortemente le potenzialita di intere generazoni o di particolari categorie di cittadini.

[ad]Citando ancora “Solo determinando una netta discontinuità nei comportamenti individuali e collettivi, quindi nei processi decisionali che innervano il sistema sociale ed economico, è possibile mettere l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile, in grado di rispondere alle aspirazioni della società italiana e di evitare all’Italia un ruolo da protagonista nello scenario europeo e mondiale”. Da questo concetto di base si sviluppa il capitolo più corposo del documento con una seria trattazione in merito a un ormai inaccettabile livello di disuguaglianza sia nell’accesso che nell’utilizzo delle risorse disponibili e una disparità intergenerazionale dal punto di vista delle opportunità non più sostenibile.

I temi toccati sono tanti, partendo da considerazioni oggettive, nel 2011 il tasso di occupazione femminile si attesta al 46,5% contro la media europea del 58,5% facendo notare che il divario tra uomini e donne si pone a -22% dato migliore solo rispetto a Malta, mancano strutture in grado di aiutare le giovani madri a conciliare lavoro e famiglia, infatti solo il 18,7% dei bambini hanno accesso a asili nido o altre forme di assistenza per l’infanzia. Inoltre viene messo in risalto come la famiglia, storicamente l’ammortizzatore sociale per eccellenza, non riesce più a far fronte ai problemi derivati dalla crisi con effetti chiaramente deleteri per il benessere.

Cruciale anche il crescente numero di NEET (Not in education employment or traning – giovani che non studiano, non lavorano o non stanno facendo praticantato) chiedendo una maggiore interconnessione tra scuola e azienda proponendo meccanismi di apprendistato universitario e arrivando a determinare metà dei crediti del corso di laurea in attività presso aziende.

Anche in questo caso la soluzione arriva da sgravi fiscali in seno alle famiglie e proponendo, sul tema delle assistenze domiciliari una regolamentazione attraverso l’istituzione di “buoni-servizio” dove lo Stato si limiterebbe a fare da garante sulla qualità del servizio erogato. Inoltre la ristrutturazione dell’indicatore ISEE diventa cruciale per poter controllare e definire in maniera più precisa ed equa i beneficiari dei contributi.

In ultimo viene messa un serio accento sul problema degli esodati per i quali il gruppo auspica un vero e proprio censimento in quanto allo stato attuale non si è ancora in grado di definire l’impatto numerico di questo fenomeno.

Sul lato del lavoro l’auspicio è di un miglioramento delle relazioni industriali estendendo la rappresentatività sindacale anche ad aziende ora scoperte permettendo così al datore di lavoro di avere un referente certo.

 

Potenziamento dell’istruzione e del capitale umano

In prima battuta l’attenzione viene rivolta all’abbandono scolastico da affrontare attraverso politiche di sostegno allo studio e con un maggior livello di digitalizzazione delle scuole e l’introduzione della cultura dei “dati aperti”. L’ipotesi di un protrarsi delle attuali statistiche è angosciante: il futuro potremmo non avere un livello di preparazione minima per accedere anche alle più semplici mansioni, l’attenzione va quindi riposta più sui soggetti vulnerabili cercando di contenere il fenomeno che si sviluppa maggiormente all’interno di un tessuto sociale mediamente svantaggiato. La scuola dovrebbe considerare maggiormente l’ipotesi di estendere al pomeriggio le attività evitando così che gli studenti siano lasciati soli evitando però di replicare le lezioni antimeridiane. Qui si propone di scoporre le classi in gruppi per poter lavorare su piccoli numeri e attraverso la sperimentazione di metodologie didattiche innovative e ciò permetterebbe agli insegnanti di trovare percorsi formativi più attinenti alle singole inclinazioni. L’Italia resta tra gli ultimi paesi in Europa per quanto riguarda le competenze di base: la comprensione dei testi, le competenze logico-matematiche e applicazione del metodo scientifico.

 

Ambiente ed efficienza energetica

L’ambiente sembra poter essere una delle migliori fonti di sviluppo dell’Italia, in termini sia di efficienza energetica con il rafforzamento della conversione a fonti di energia rinnovabile (la bolletta che l’Italia paga è tra le più alte d’Europa), sia con una maggiore valorizzazione dell’agricoltura, riducendo la cementificazione e dando maggiore spazio al settore dell’immobiliare più attento all’efficientamento delle abitazioni, non ultimo il ciclo dei rifiuti, ancora nota dolente dello Stivale con una percentuale imbarazzante di diversificazione nello smaltimento e raccolta.

Nel 2012 in Italia si sono spesi solo 500 milioni per l’efficienza energetica, anche se si è notato che il risparmio sia per il consumatore, quanto per la bolletta nazionale è chiaramente riscontrabile, va quindi mantenuta la detrazione fiscale del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica, contemporaneamente va rafforzata la certificazione dell’efficienza degli edifici esistenti puntando anche a una loro ristrutturazione ove necessario sfruttando la citata detraibilità.

In ultima istanza viene proposto anche una certificazione degli standard raggiunti dagli operatori sul piano del risparmio di energia primaria.

 

Aumento dell’efficienza della amministrazioni pubbliche per fornire migliori servizi alle imprese a ai cittadini

In questo capitolo viene introdotta una connessione con la relazione del Gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali, rimandando alla loro relazione in merito all’organizzazione della giustizia. Oltre a una ormai dovuta informatizzazione, decantata da qualsiasi Governo e mai messa definitivamente a punto, l’attenzione viene formalmente data ai tempi di risposta delle amministrazioni, proponendo una forma di indennizzo che le stesse dovrebbero pagare in caso di ritardo. Sul lato finanziario si propone una forte sferzata verso il federalismo fiscale attraverso il meccanismo dei costi fabbisogni standard in un ottica di contemporaneo miglioramento dei meccanismi della spending review e istituzione di un fondo per le amministrazioni più virtuose, per certi versi una fattispecie di tale idea è stata attuata in sede di pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni.

(Per continuare la lettura cliccate su “4”)

 

Miglioramento della legislazione e consolidamento della certezza del diritto

Si tratta di un tema sia sociale che economico: l’Italia paga in entrambi questi termini una struttura giuridica piuttosto lenta e pachidermica nella sua evoluzione, sia in sede di emanazione elle leggi già approvate dal Parlamento che non avviene in modo sufficientemente spedito, sia per la difficoltà di garantire la certezza del diritto, ovvero la consapevolezza da parte dei cittadini che chi infrange la legge possa essere oggetto di giudizio da parte del sistema. Nella promulgazione delle Leggi, demandando all’altro gruppo tutto quanto concerne il lavoro giuridico, si introduce una forma di analisi ex ante ed ex post dei provvedimenti, di modo da poterne verificare in presa diretta l’efficacia e quindi eventualmente modificarli in maniera costruttiva, senza aspettare che nel lungo termine possano degenerare in forme di assenza dello Stato.

 

Maggiore presenza italiana nell’Unione Europea

[ad]Questo capitolo è più che altro strategico e suggerisce al prossimo Governo di cavalcare l’onda positiva su cui l’Italia si sta introducendo grazie alla sospensione della procedura di infrazione per debito eccessivo, mantenendo una focalizzazione su posizioni chiari ma lungimiranti vista la relazione a doppio legame con l’Unione Europea.

 

Un’analisi a dir poco ambiziosa, non basterebbe un semplice Governo di scopo per realizzare tutti i punti, sarebbe forse più opportuno un lasco temporale di una intera Legislatura. Resta da capire se il futuro Presidente incaricato riuscirà a fare una sintesi a cui aggiungere il lavoro del gruppo in tema giuridico/costituzionale.

Ivan Peotta