Quattrocento persone hanno partecipato alla festa del compleanno di Hitler a Malnate, nella serata e nella notte tra sabato 20 e domenica 21 aprile.
Una professoressa dice ad un’alunna ebrea: “Ad Auschwitz saresti stata attenta”, la preside apre un’istruttoria e l’insegnante crede di giustificarsi dicendo: “Volevo indicare un luogo in cui regnava l’ordine, ma non sono razzista”.
Il fatto che delle persone idolatrino chi ha devastato l’Europa con una guerra e ha deciso che doveva sterminare un popolo perché “razza inferiore”, il fatto che qualcuno pensi ad Auschwitz come a “un luogo in cui regnava l’ordine” e non come al luogo dove l’umanità ha toccato il fondo deve farci riflettere, deve preoccuparci.
Il 25 aprile 1945 l’Italia è stata liberata, ma la guerra tra chi vuole una dittatura e chi vuole la libertà non è finita, continua ancora oggi. Per questo celebrare il 25 aprile è importante, perché dobbiamo ricordarci che la libertà è fragile, possiamo perderla.
Mi preoccupa la leggerezza con cui si tollera chi pensa di poter imporre la propria volontà sugli altri contro la legge usando la violenza perché sente di difendere una verità assoluta e per questo di essere autorizzato a fare qualsiasi cosa, mi preoccupa chi non si accorge che votare sul diritto di qualcuno di parlare in pubblico distrugge la libertà di parola, mi preoccupa chi parla di distruggere le istituzioni democratiche con leggerezza (senza chiedersi cosa prenderà il loro posto).
Mi preoccupa che stiamo dimenticando cosa è stata la dittatura, mi preoccupa il fatto di non chiamare più fascismo il fascismo, mi preoccupa il tentativo di assolvere tutti dicendo che tutti avevano le loro ragioni senza ricordare che ci fu chi combatteva per liberare l’Italia e chi a fianco del dittatore straniero. Mi preoccupa tutto ciò, perché se scordiamo cosa è stato potremo rifare gli stessi errori di allora, perché, come disse Primo Levi, “È accaduto, quindi potrebbe accadere di nuovo…”. Per questo voglio ricordare il 25 aprile, e voglio farlo con le parole di Calamandrei:
Non rammaricatevi
dai vostri cimiteri di montagna
se giù al piano
nell’aula ove fu giurata
la Costituzione
murata col vostro sangue
sono tornati
da remote caligini
i fantasmi della vergogna
troppo presto li avevamo
dimenticati
è bene che siano esposti
in vista su questo palco
perché tutto il popolo
riconosca i loro volti
e si ricordi
che tutto questo fu vero
chiederanno la parola
avremo tanto da imparare
manganelli pugnali patiboli
vent’anni di rapine
due anni di carneficine
i briganti sugli scanni i giusti
alla tortura
Trieste venduta al tedesco
l’Italia ridotta un rogo
questo si chiama governare
per far grande la patria
apprenderemo da fonte diretta
la storia vista dalla parte dei carnefici
parleranno i diplomatici dell’Asse
i fieri ministri di Salò
apriranno
i loro archivi segreti
di ogni impiccato
sapremo la sepoltura
di ogni incendio si ritroverà il protocollo
Civitella Sant’Anna Boves Marzabotto
tutte in regola
Sapremo finalmente
quanto costò l’assassinio
di Carlo e Nello Rosselli
ma forse a questo punto
preferiranno rinunciare alla parola
peccato
questi grandi uomini di stato
avrebbero tanto da raccontare