In America si è già affermato con Kickstarter, noto sito web di raccolta fondi lanciato quattro anni or sono per la realizzazione di videogame, film e progetti di vario genere. Ora il crowdfunding, ovvero il finanziamento – in inglese, funding – da parte della gente comune – da crowd, folla – di progetti in fase embrionale arriva anche in Italia. E, nonostante ancora se ne parli poco, tutto fa pensare che questo innovativo sistema di sovvenzionamento sia destinato a crescere.
[ad]A ottobre dello scorso anno è nato Musicraiser, il primo sito italiano di raccolta fondi dedicato esclusivamente alla musica. Fondato da Giovanni Gulino – voce del gruppo Marta Sui Tubi – e dalla sua compagna Tania Varuni, Musicraiser è fruibile, oltre che nella versione in italiano, anche in inglese e in tedesco. Ma come funziona?
La piattaforma di Musicraiser permette agli artisti, affermati e non, e ai soggetti che si muovono intorno ad essi (case discografiche, associazioni, ecc.), ovvero al Creator, di presentare al pubblico, previa approvazione, un progetto da realizzare, come un album, un video, un tour o un festival. Il Creator fissa l’obiettivo economico che intende raggiungere e stabilisce la durata della campagna fondi, che può variare da uno a due mesi. Il progetto, corredato da un video, entra a far parte del circuito di Musicraiser, che lo rende visibile attraverso il proprio sito web e i social network Facebook e Twitter. Tramite un apposito widget, l’artista può condividerlo sul suo profilo Facebook e darne così la massima diffusione alla propria rete di fan.
Che cosa ricevono i sostenitori, chiamati Raiser, in cambio del loro apporto alla realizzazione del progetto? Oltre a sentirsi parte di un progetto in cui si crede e contribuire alla realizzazione di un sogno, in cambio del loro contributo economico essi ricevono delle vere e proprie ricompense, come lezioni di chitarra, la prevendita o il download dell’album, un autografo, l’ingresso ad un concerto, e così via, a discrezione di chi lo propone.
Su http://www.musicraiser.com/it/explore è possibile seguire l’evoluzione dei progetti, cioè visualizzare, per ciascuna campagna in corso, l’obiettivo minimo prefissato dall’artista, l’importo raccolto fino a quel momento, l’obiettivo raggiunto in percentuale, il numero di Raiser che hanno contribuito e i giorni che mancano alla chiusura. L’ammontare richiesto per la loro realizzazione può andare da poche centinaia a diverse migliaia di euro.
Nel quantificare la somma da ottenere conviene che i Creator siano realistici e credibili, poiché Musicraiser applica la regola del “Tutto o niente”: l’artista o la band ricevono il denaro solo se raggiungono o superano l’obiettivo economico che si sono prefissati. In questo caso Musicraiser trattiene il l0% degli incassi più l’IVA e i costi di transazione, l’artista incassa il resto. Se, invece, una campagna fondi non va a buon fine, sia Musicraiser che l’artista non guadagnano nulla, mentre chi ha sostenuto l’iniziativa viene rimborsato del proprio denaro senza alcun costo aggiuntivo.
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Per dirla con le parole di Gianni Maroccolo, che grazie al contributo di 622 Raiser ha raccolto oltre ventisettemila euro per la produzione del suo Vdb23/nulla è andato perso, superando ampiamente l’obiettivo economico prefissato inizialmente, si tratta di un’avventura davvero indipendente: musica che vuole arrivare ai destinatari bypassando alcuni anelli della tradizionale “filiera”. Un esperimento per sondare, anche a beneficio di un popolo intero di musicisti indipendenti, la possibilità di produrre arte anche in Italia – come già in Inghilterra, Francia, Germania ed Usa è possibile da anni – senza discografici, senza marketing e distribuzione, senza intermediari per la vendita. Perché i diritti di proprietà intellettuale con Musicraiser restano, naturalmente, nelle mani degli artisti.