Da un lato lo streaming: termine entrato a pieno diritto nel lessico politico. Dall’altro il vecchio trucco di impallinare candidati col voto segreto.
[ad]Nonostante le diverse riunioni in streaming a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane nulla sappiamo dell’identità dei 101 deputati del Partito Democratico contrari, di fatto, all’elezione di Romano Prodi a Presidente della Repubblica.
Lo streaming è certamente uno strumento, ma, come tale, non deve essere considerato la panacea per creare trasparenza in politica. Abituati come siamo ai tempi ed al linguaggio dei talk-show televisivi, percepiamo l’approssimazione delle consultazioni e il loro limite quanto ad utilità e chiarezza.
Tutto si conclude, come di fronte ad un dibattito elettorale, in una valutazione di vincitori e vinti, ma questa non è la fiction, è la realtà che è più sfaccettata e complessa che non la rappresentazione di essa che fa la televisione.
I contesti digital più maturi hanno piuttosto interpretato la trasparenza in politica come lo sviluppo di strumenti differenti che si collocano a valle del processo decisionale e che vengono utilizzati in funzione di controllo e verifica dell’operato del politico e dell’amministratore: tutti questi strumenti di Open Government muovono dagli Open Data ovvero dalla possibilità di attingere ad informazione legate all’attività politica ed amministrativa che non solo siano resi pubblici, ma possano essere oggetto di una fruzione agevolata da interfacce intuitive e tematiche.
– Theyworkforyou.com è un portale pensato per verificare la presenza, l’attività e la continuità dei membri del parlamento britannico i cui dati sono facilmente ricercabili e riconducibili al rapporto che ciascun deputato ha con il collegio in cui è stato eletto, coerente conclusione del sistema elettorale inglese;
– Wheredoesyourmoney.org affronta invece il tema dell’allocazione dei budget pubblici e prova a dare un modo concreto al contribuente per verificare la coerenza delle promesse elettorali con le effettive scelte di politiche pubbliche;
– Followthemoney.org dà infine, all’interno di un sistema trasparente come quello americano, evidenza di chi ha contribuito alle spese elettorali di ciascun candidato per valutarne l’autonomia nel suo agire all’interno delle istituzioni.
La Rete genera certamente trasparenza nel sistema politico e più in generale produce le condizioni per una società più aperta. L’enorme quantità di dati e opportunità di informazione però di per sé non aiuta la comprensione della complessità da parte del cittadino. Ciò che potrà migliorare la fiducia nel sistema politico sarà piuttosto la reputazione che questo saprà guadagnarsi, frutto della capacità di generare benefici concreti per la comunità e di una relazione chiara e collaborativa con i cittadini.
In questo Internet deve essere un mezzo e non un fine.