Due mesi complicatissimi, ma alla fine Katainen è riuscito a trovare il bandolo della matassa: il nuovo governo finlandese sarà composto dal Partito di Coalizione Nazionale, dai Socialdemocratici, dall’Alleanza di Sinistra, dai Verdi, dal Partito Popolare Svedese e dai Cristiano Democratici. Si tratta degli stessi sei partiti che già avevano cercato un accordo di governo, poi saltato. Il secondo tentativo è stato più fortunato, ma di certo ha influito nella testa di tutti gli attori la consapevolezza di dover chiudere al più presto una delle pagine politiche più complicate nella storia finlandese.
[ad]La spartizione dei ministeri è stata fatta seguendo un parametro molto semplice: il peso politico dei partiti al governo. Al Partito di Coalizione Nazionale e ai Socialdemocratici vanno sei ministeri. All’Alleanza di Sinistra, ai Verdi e al Partito Popolare Svedese due a testa. I Cristiano Democratici ne prendono uno solo. Nessuno è rimasto a bocca asciutta, e anche i posti di rilievo sono stati ben spartiti.
Al Partito di Coalizione Nazionale va la carica di primo ministro (lo stesso Katainen), il ministero per gli Affari sociali e la Salute, quello degli Affari economici, quello della Pubblica amministrazione e del Governo Locale, il ministero per il Commercio estero e l’Europa, e il ministero dell’Agricoltura e Foreste. Il dicastero delle Finanze se lo prendono i Socialdemocratici, che terranno anche metà di quello degli Esteri, diviso in due per permettere ad Alexander Stubb (capo della diplomazia uscente) di conservare un incarico di riguardo come ministro degli Affari europei. Ai socialdemocratici vanno anche il ministero dei Servizi sociali, quello dell’Educazione, il ministero del Lavoro e quello della Casa e comunicazioni.
L’Alleanza di Sinistra si aggiudica l’importante dicastero dei Trasporti e quello della Cultura e dello Sport. I Verdi hanno avuto il ministero dell’Ambiente e quello dello Sviluppo. Il dicastero degli Interni va alla Democrazia Cristiana. Al partito Popolare Svedese due dicasteri di peso come quello della Difesa e quello della Giustizia.
Quanto allo speaker del Parlamento, il compito di indicare un nome spetta tradizionalmente al secondo partito, in questo caso i socialdemocratici, che hanno scelto Eero Heinäluoma.
La Finlandia può quindi rimettersi in moto. Katainen ha ringraziato il popolo per la grande pazienza dimostrata. Il neo premier arriva a questo accordo dopo due mesi incandescenti. La terza fase dei colloqui è stata condotta a passo di carica, con il fiato sul collo dell’opinione pubblica e dei media.
Concludere un accordo è stato complicato e lo si vede dallo spessore del programma, frutto di una serie di compromessi. L’accordo di governo prevede che la Finlandia prosegua ad essere un attore protagonista sulla scena europea. Non verranno costruite nuove centrali nucleari. Quanto alle tasse, alcune imposte saliranno (tabacco, bibite) e saliranno anche quelle per i redditi più alti. Il costo dell’energia elettrica alla fine non è stato toccato. Su insistenza dei Cristiano Democratici (che hanno stretti legami con la Chiesa Luterana) il governo prenderà in esame una stretta sulla legislazione dell’aborto.
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[ad]Stando alle parole entusiaste di Paavo Arhinämäki, il programma di governo è una vittoria della sinistra: “Questa è la più grande mano tesa ai poveri che abbia mai visto nella mia vita. Sono molto orgoglioso di questi risultati” ha detto il leader dell’Alleanza di Sinistra, che prima delle elezioni aveva definito improbabile una collaborazione di governo con il Partito di Coalizione Nazionale. Sia Katainen che la leader dei socialdemocratici, Jutta Urpilainen, hanno detto che il programma sottoscritto dai sei partiti va incontro alle famiglie con i redditi più bassi, in nome dell’equità fiscale. “È un cambiamento nella direzione politica” ha commentato Urpilainen, lodando anche l’ambizioso obiettivo di portare la disoccupazione al 5%.
Chiusa questa lunghissima parentesi, la Finlandia prova a tornare alla normalità politica. Ma è chiaro a tutti che Katainen ha di fronte a sé un compito piuttosto difficile. La situazione economica è complessa e il futuro premier lo sa. Da ministro delle Finanze dell’ex governo, ha visto la Finlandia subire pesantemente la crisi: il Pil è andato giù, la disoccupazione è salita. Ma non è solo l’economia che deve preoccuparlo. Altrettanto complicata, forse di più, la situazione politica. Katainen guiderà un governo ‘arcobaleno’, con sei attori di estrazioni estremamente diverse. Lo stesso primo ministro ha ammesso di avere tra le mani una coalizione composta da ‘estremi’, ma si è detto convinto di aver raggiunto un accordo di governo in grado di dare stabilità alla Finlandia per i prossimi quattro anni. Di certo Katainen è un tipo aperto al dialogo: il quotidiano Helsingin Sanomat lo descrive come un politico al quale piace discutere per raggiungere una sintesi.
Le anime nel governo restano però tante, e anche di un certo peso: socialdemocratici e Alleanza di Sinistra non vorranno di certo giocare un ruolo da comparsa. Né il Partito di Coalizione Nazionale ha dalla sua numeri tali da far prevalere con facilità una linea di leadership all’interno della coalizione. Il 20,4% preso alle elezioni è valso la vittoria alle urne, ma non assicura una navigazione serena: Katainen dovrà necessariamente lavorare sui compromessi. Del resto il sistema finlandese è basato su questo.