Il governo Letta prende ufficialmente il via. A 16 mesi dall’esperienza di Monti, un’altra maggioranza variegata darà la fiducia all’esecutivo. Un governo che è caratterizzato politicamente, in maniera esplicita, a differenza del precedente, che non ha visto esponenti politici ai dicasteri (o, almeno, che non erano politici al momento della nomina).
[ad]Pure lo zeitgeist è cambiato rispetto all’esperienza tecnica: se nel novembre 2011 la crisi economica e lo spread sono stati i protagonisti delle agende setting, ora è la crisi politico-partitica (ed in secondo piano quella economica, che pure permane e si aggrava) a caratterizzare il neonato esecutivo.
Un governo, quello di Enrico Letta, che – oltre alla difficoltà politica dell’approvazione delle misure promosse dai vari schieramenti – dovrà cercare di canalizzare mediaticamente il suo operato in modo migliore rispetto a quello precedente, arrivando cioè a tutti e cinque i collegi del politico.
Come ha dimostrato la fase finale (quella elettorale) dell’esecutivo di Monti, il “Professore” è riuscito ad arrivare solo al collegio dei media e – per di più – solo nella fase iniziale, quando il frame della crisi economica, come accennato, ha inquadrato l’arrivo di Monti come quello di un ‘salvatore’, con il suo linguaggio sobrio ed il suo rigore (personale ed economico). I pessimi risultati – anche qui, sia personali che economici – devono essere da monito per Letta, che oltre ai media dovrà tener conto anche degli altri quattro collegi.
Per primo deve ricordarsi del collegio fisico quello composto dall’elettorato, completamente dimenticato da Monti e che invece invia continuamente segnali che non possono più essere ignorati. In seconda battuta dovrà porre maggiore attenzione al collegio politico, vale a dire quello composto dalle varie personalità leaderistiche dei partiti (quelle formalmente tali, ma anche quelli ufficiosi o, come nel Pd, in divenire) non solo in prospettiva futura, ma per agevolare il difficile percorso legiferativo del suo esecutivo.
Detto del collegio dei media – che come per Monti pare aver dato anche a questo governo il proprio endorsement in fase iniziale – sono al momento imperscrutabili i rapporti con il collegio delle lobbies , data la variegata formazione della maggioranza, e quello della concorrenza, che al momento è ad appannaggio di SeL, Lega Nord e del Movimento 5 Stelle, ma che strada facendo potrebbe infoltirsi con i ‘malpancisti’ del Partito Democratico e del Popolo della Libertà.
Una maggioranza solida in partenza non garantisce infatti la certezza dell’azione dell’esecutivo. In fondo, 16 mesi fa, anche Mario Monti era partito con 837 voti …