Festival del giornalismo insegnare ai pesci a camminare
Festival Internazionale del Giornalismo fondato da Arianna Ciccone e Christopher Potter, ha ospitato anche quest’anno a Perugia ospiti nazionali ed internazionali.
[ad]Più di 200 eventi, oltre 500 relatori, 700mila pagine del sito visitate. Sono solo alcune delle cifre relative all’IJF 13, svoltosi dal 24 al 28 aprile scorsi. “Quest’anno c’è stata davvero tanta gente in più rispetto ai 50mila dell’anno scorso”, spiega Arianna Ciccone. “C’era davvero pubblico che veniva da ovunque […] tante sono state le persone che sono venute apposta dall’estero solo per ascoltare”. Come pure molti e significativi sono stati i contributi di studiosi, attivisti, giornalisti giunti a Perugia da Paesi stranieri per raccontarsi, condividere, suscitare uno scambio con il pubblico.
Cura, disponibilità all’ascolto, all’autocorrezione ed all’eventualità d’incontrare anche il fallimento, strada facendo. Queste le suggestioni che hanno attraversato come un filo rosso gli interventi di Mathew Ingram (GigaOm), Harper Reed (chief technology officer della campagna di Obama), ed Emily Bell (docente alla Scuola di Giornalismo della Columbia).
Teaching the fish how to walk: five things old media can learn from new media, questo il titolo del keynote speech di Ingram. Ai media tradizionali si presenta un’importante occasione per maturare, a patto che siano in grado di far propri alcuni elementi tipici dei media digitali.Aprirsi al contributo degli utenti, sfruttare il prezioso strumento dei link, che sono al tempo stesso fattore di attendibilità per chi racconta la notizia ed elemento a supporto della stessa, accettare di essere fallibili, come persone e come reporter.
Il giornalismo è un processo, un flusso nel quale il giornalista deve imparare a stare ed interpretare, e non qualcosa di paragonabile alla catena di montaggio fordista. E’ quindi fondamentale praticare la specificità: indirizzare il proprio lavoro di osservazione e racconto ad una porzione ben precisa della realtà, perché è da qui che nasce l’accuratezza.
“Metteteci la matematica, dentro” questo l’invito di Harper Reed a chi lavora nel giornalismo. L’hacker e programmatore calamita il pubblico mentre racconta, con sguardo e lingua vivacissima, l’esperienza della campagna per Obama. Una squadra di lavoro formata da eccellenze, che ha valorizzato al massimo l’ingente mole d’informazioni a disposizione dando vita ad una campagna appassionata e vincente, forte soprattutto della sperimentazione costante e meticolosa del fallimento, in corso d’opera.
(Per continuare la lettura cliccate su “2”)