L’Esercito di Liberazione Nazionale ha annunciato l’interruzione del cessate il fuoco unilaterale decretato a fine Marzo per far fronte all’emergenza coronavirus.
La ripresa delle operazioni militari è stata giustificata con la mancanza di risposte da parte del governo del Presidente Ivan Duque.
L’organizzazione rivoluzionaria marxista-leninista ha accusato Bogotà di “mancare di volontà” in merito alla ripresa dei negoziati di pace, iniziati a Cuba, e continua a domandare un lasciapassare per un rientro sicuro in patria dei membri del suo team negoziatore.
Subito dopo l’annuncio del ritorno alle ostilità, 20 guerriglieri si sono consegnati alle autorità. Si stima che l’organizzazione disponga di circa 2.500 unità.
“Credo che l’ELN debba dare segni chiari e concreti del suo desiderio di riconciliazione con la Colombia, perché il Paese li sta guardando con grande sospetto, perché continuano, ad esempio, con il reclutamento e con atti ostili”, ha dichiarato in un’intervista a “El Nuevo Siglo” il nuovo primate della Colombia Luis José Rueda, amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Popayán e arcivescovo eletto di Bogotá (prenderà possesso dell’arcidiocesi il prossimo 11 Giugno).
Ricordiamo che la Chiesa Cattolica gioca un ruolo fondamentale nella mediazione tra il governo colombiano e l’ELN. Fu lo stesso Papa Francesco a richiedere urgentemente un cessate il fuoco per far fronte alla pandemia che attualmente sconvolge l’intera comunità internazionale.