Articolo 36 della Costituzione: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.”
[ad]L’esperienza quotidiana del mondo del lavoro ci racconta però un’altra storia. Instabilità, dipendenza – obbligata – dal nucleo familiare, frustrazione.
Sono questi solo alcuni degli effetti “collaterali” di una medicina dall’efficacia dubbia, meglio nota come precariato.
Eppure, riprendere il filo che lega insieme lavoro, dignità, realizzazione, è possibile: probabilmente difficile, ma sicuramente doveroso.
Da qui è nato Articolo 36, testata fondata da Eleonora Voltolina (direttore della Repubblica degli Stagisti ), che si propone di fare informazione a tutto campo sul mondo del lavoro.
Luci ed ombre dell’esistente e nuove strade da praticare nell’immediato futuro. “Descrivere a 360 gradi il mercato del lavoro, cercando di mettere il dito nella piaga dove si annida la cancrena”, precisa Voltolina. Articolo 36 è stato presentato pochi giorni fa a Perugia, all’interno del Festival Internazionale di Giornalismo. “I precari: gratis non è lavoro”, questo il titolo del panel che ha ospitato il “battesimo” della testata.
C’è un momento esatto, in cui il lavoro smette di essere biglietto d’andata per il futuro, diventando prigione: è l’istante in cui “si scollano lavoro e retribuzione”, spiega Voltolina. “Così si innesca un circolo vizioso mostruoso anche dal punto di vista macroeconomico. Perché se le persone non guadagnano, poi non possono spendere: quando si parla di contrazione dei consumi, si dovrebbe pensare anche a questo”.
Per spezzare un circolo vizioso è necessario il coraggio d’impegnarsi in prima persona a interrompere la routine di una pratica tossica, mettendo in conto perfino che gli altri invece perpetuino quel meccanismo, per pigrizia o tornaconto. Articolo 36 ha deciso di non finanziarsi attraverso la pubblicità, ma attraverso micro pagamenti da parte dei lettori. Con lealtà, Articolo 36 propone un patto: contenuti di qualità, in cambio di dignità. La cura nel fare il proprio lavoro, il rispetto dell’utente, sono come corpo che va preservato e nutrito, il cibo è il riconoscimento, anche materiale, del lavoro: solo da qui può nascere la sua legittimazione.
“Politiche a favore dell’indipendenza intraprendente delle nuove generazioni”, questo è il titolo di un saggio (confluito nel libro del 2012 “Giovani senza futuro?”), scritto da Voltolina e Alessandro Rosina. In occasione della presentazione del libro Voltolina aveva illustrato come nasce la spirale malsana del precariato che imprigiona. I giovani vengono praticamente parcheggiati in un limbo di formazione che, al contrario, dovrebbe consentire loro il passaggio dall’università al lavoro. Le loro competenze restano quindi appena al di sotto della maturazione completa, il che implica retribuzioni insufficienti a consentire l’emancipazione dalla famiglia e l’ingresso nell’età adulta.
“Siamo anticiclici, in un momento di crisi come questo noi investiamo in un cambiamento di mentalità”, ha detto Voltolina. E l’auspicio è che Articolo 36 non rappresenti la classica goccia nel mare, ma piuttosto un virus potente e rapido, che contagi, trasformi, l’approccio al mercato del lavoro di tutti i soggetti in campo.