Umberto Ambrosoli durante la commemorazione di Giulio Andreotti nell’aula del consiglio regionale lombardo ha preferito lasciare l’aula.
[ad]Dal suo staff lasciano trapelare che “non c’è nessuna intenzione polemica né volontà di fare commenti per rispetto alla morte di una persona”.
Nel suo discorso il presidente del consiglio regionale lombardo Cattaneo ha ricordato Andreotti come un “politico e un uomo di Stato delle istituzioni che ha attraversato tutta la storia della Repubblica dalla sua nascita ai giorni nostri”. “Il suo percorso politico e istituzionale si radica nella sua formazione culturale maturata sull’impronta di un cattolicesimo popolare e fedele alla tradizione che ha rappresentato per tutta la vita il riferimento del suo agire dentro e fuori le istituzioni”, ha affermato il presidente.
Dopo aver ricordato l’impegno internazionale del sette volte premier, Cattaneo ha aggiunto: “Come ebbe a dire il presidente Cossiga, Andreotti, insieme a De Gasperi, è uno dei pochi statisti che abbia avuto il nostro Paese”. “Al di la’ delle opinioni differenti che legittimamente si possono avere sulle ombre e sulle vicende giudiziarie che hanno segnato la sua vita negli ultimi anni – ha proseguito – sono comunque esemplari la temperanza, il rispetto delle istituzioni, inclusa la magistratura, e l’umilta’ con cui ha affrontato il giudizio dei tribunali”. “Con la sua scomparsa se va un pezzo delle storia italiana, dunque qualcosa che appartiene a tutti, amici e avversari politici – ha concluso – oggi l’Italia perde un protagonista assoluto della sua storia”.
Giorgio e Umberto Ambrosoli
Nato nel 1971 Umberto Ambrosoli è avvocato penalista a Milano, da anni è impegnato a valorizzare la storia del padre, partecipando a incontri nelle scuole, a convegni, e ad iniziative pubbliche ed editoriali. Umberto Ambrosoli è il terzo figlio di Giorgio Ambrosoli. Ha partecipato alle ultime elezioni regionali in Lombardia come candidato presidente della coalizione di centrosinistra. Suo padre, Giorgio Ambrosoli, è morto la sera dell’11 Luglio 1979. Ad ucciderlo fu il malavitoso americano William Joseph Aricò pagato da Sindona. Nessuna autorità pubblica presenziò ai funerali di Ambrosoli, ad eccezione di alcuni esponenti della Banca d’Italia. Nel 1981, con la scoperta delle carte di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi, si ebbe la conferma del ruolo della loggia massonica P2 nelle manovre per salvare Sindona. Il 18 marzo 1986 a Milano, Michele Sindona e l’italo-americano Robert Venetucci furono condannati all’ergastolo per l’uccisione dell’avvocato Ambrosoli.