L’avvocato del diavolo, dalla parte del porcellum
Dal 1993, quasi all’improvviso, anche in Italia si è cominciato a parlare e litigare nell’agone politico sulle leggi elettorali, dando a queste una funzione maggiore di quella avuta fino a quel momento. Una funzione di maggiore trasparenza, efficienza e operatività dell’attività dei governi. Quasi che tra le ragioni della democrazia imbolsita della Prima Repubblica ci fosse il proporzionale con le preferenze, a dispetto del fatto che è il sistema adottato nella gran parte del mondo occidentale (preferenze escluse).
Ora l’andazzo si ripete, tra i mali della politica italiana viene inclusa, a fianco dell’ “anomalia” berlusconiana, e ad essa legata, la legge elettorale, nata, ricordiamolo, nel 2005, unendo le aspirazioni proporzionaliste dell’UDC al timore di una sconfitta di grandi proporzioni con il Mattarellum da parte di Berlusconi.
Le principali obiezioni, oltre al modo in cui nacque, sono:
1) Il premio di maggioranza dà la maggioranza dei seggi a chi ha una percentuale di voti anche molto inferiore al 50%.
2) Lo sbarramento oltre a lasciare fuori dal Parlamento forze con milioni di voti, è diverso per le forze coalizzate che insieme superano il 10%, ovvero il 2% (con recupero per il primo sotto tale quota), e quelle che o sono sole o coalizzate non superino il 10%, ovvero il 4%.
3) Le liste dei candidati sono bloccate, ovvero non esiste la preferenza e i partiti scelgono in anticipo il nome e l’ordine di preferenza con cui saranno eletti.
4) Per alcuni è un vulnus anche l’indicazione del nome del presidente del consiglio che sarà proposto dalla coalizione o dal partito al presidente della Repubblica per l’incarico.
Bene, ora ricordiamo quali erano le esigenze che portarono nel 1993 al maggioritario corretto, quali i punti fermi che si volevano realizzare e su cui, come spesso accade in Italia, tutti sembravano d’accordo come in un mantra unico detto e ripetuto:
a) Alleanze certe e precostituite e fine delle politiche dei due forni
b) Governabilità, con un sistema bipolare che il maggioritario rende quasi necessario
Il Mattarellum garantiva queste esigenze anche se una maggioranza non era proprio certa, e con il difetto tipico del maggioritario che la rappresentatività non era garantita, con forze del 30% quasi assenti da intere regioni, o con terzi poli con zero o pochissimi deputati simbolici a dispetto dei molti milioni di voti avuti.
Alla luce di ciò rivediamo i 4 punti di prima sui difetti del “Porcellum”:
1) Il premio di maggioranza risponde alle esigenze a) e b) in 15 anni sempre ritenute come assolutamente indispensabili, e ha il pregio, oltre a garantire un governante certo, soprattutto di evitare la possibilità, presente nel mattarellum, di una maggioranza in seggi della coalizione con meno voti. Mentre il rischio di una maggioranza a coalizioni con solo ad es. il 35% è non maggiore che nel Mattarellum e la regola stessa incentiva alla formazione di coalizioni larghe e limita il pericolo stesso
2) Lo sbarramento è al 4% come nel mattarellum al proporzionale, quindi nessun cambiamento con uno sbarramento inferiore in caso di coalizione superiore al 10% proprio per incentivare, alla luce dei punti a) e b) la formazione di accordi tra i partiti. Un incentivo in più insomma, rispetto al punto 1), già rpesente col mattarellum
3) Le liste sono bloccate come nella stragrande maggioranza d’Europa dove vi è il proprozionale (Spagna e Germania ad esempio), e come nella parte proporzionale del mattarellum, e del resto anche nella parte maggioritaria del mattarellum la scelta dei candidati di collegio era delle segreterie di partito, che selezionavano uno e un solo candidato che avrebbe dovuto soddisfare le variegati componenti della coalizione e nel caso, del resto preponderante, di collegi pressochè certi, si assisteva spesso a candidati catapultati da centinaia di km di distanza. E del resto non vi sono esempi di candidati favoriti bocciati perchè non graditi dall’elettorato di quel collegio in quanto “imposti” dalle segreterie.
4) L’indicazione del candidato premier è una formalizzazione di ciò che in tutta Europa è da sempre presente di fatto (Zapatero vs Rajoy, Merkel vs Steinmeier ) ovvero la sfida personale tra leaders, presentati chiaramente come i futuri premier nonostante in alcun Paese vi sia un obbligo di affidamento al leader di partito dell’incarico da parte del Capo dello Stato, ed è ciò che chiaramente era presente anche in Italia con il mattarellum (Berlusconi vs Prodi o Berlusconi vs Rutelli). La prerogativa del Capo dello Stato è garantita dal fatto che l’indicazione del premier è l’indicazione della persona che sarà presentata al PResidente della Repubblica per la sua scelta da parte della coalizione vincente.
Come si vede il “Porcellum” ha un impianto teso a rispettare quei punti a) e b) dagli anni ‘90 ritenuti irrinunciabili da tutte le forza politiche (sinceramente o meno) senza i difetti di libertà di scelta, rappresentatività e possibili distorsioni del mattarellum.
Coloro che lo contestano devono o ricorrere al maggioritario con tutti i suoi difetti per me intollerabili, oppure al ritorno a un vecchio proporzionale, magari alla tedesca con sbarramento, senza alleanze precostituite, con i vecchi problemi di trasparenza e governabilità, che sarebbe anche accettabile, specie se accompagnato dalla reintroduzione delle preferenze, ma a patto di rinnegare quei punti a) e b) sempre propugnati da quasi tutte le forze politiche, una inversione a U netta dopo 18 anni, abbastanza spudorata e ipocrita sulla bocca di molti che hanno sempre predicato le esigenze di governabilità e bipolarismo come dei mantra irrinunciabili.
L’impressione è che vi sia in realtà un odio “di pancia” verso un sistema elettorale voluto dal centrodestra, che ha portato una maggioranza insufficiente al centrosinistra e una solida al centrodestra dopo, e la cui abolizione sarebbe deleteria prima di tutto per coloro che a sinistra non vogliono essere obbligati ad alleanze al centro come con un nuovo proporzionale old style sarebbe pressochè inevitabile.
Rimane il problema del sistema elettorale al Senato che però è più responsabilità della follia della totale sovrapponibilità dei poteri tra le due Camere, che dovrà essere prima o poi superata, e della costituzionalità o meno di un premio unico nazionale.
Parafrasando Churchill, il “Porcellum” attualmente, se vogliamo tenere fede a certi principi, rimane il peggiore sistema elettorale esclusi tutti gli altri.