Una manovra stop & go
Cosa c’è nei provvedimenti economici recentemente approvati dal Governo: linee generali
Lo scorso 30 giugno il Consiglio dei Ministri ha approvato tra gli altri due provvedimenti che, sebbene intrecciati nella fase di definizione politica, risultano differenti nelle funzioni e nella tempistica attuativa: il primo è il decreto-legge che contiene la manovra correttiva, mentre il secondo è il disegno di legge delega che si pone l’ambizione di riordinare il sistema fiscale.
[ad]Il decreto-legge recante “disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria coerenti con gli obiettivi di manovra condivisi in sede europea” si compone di 4 parti: la prima dedicata al contenimento dei costi della politica; la seconda alle misure generali di contenimento della spesa; la terza alle disposizioni in materia di entrate tributarie; la quarta a misure per sostenere lo sviluppo. Il provvedimento, limature a parte, è stato approvato con l’obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014: con una nota di Via XX settembre il Ministro dell’economia ha precisato che “siamo già a tre quarti della strada verso il pareggio di bilancio” e che “nel decreto sono contenute tutte le norme di aumento delle entrate e di riduzione della spesa pubblica, in modo da centrare tanto su quest’anno, quanto sul prossimo triennio tutti gli obiettivi di impegno europeo”. Inoltre, nel testo della nota si ricorda che “l’avanzo primario italiano è già maggiore di quello degli altri paesi europei e continuerà a migliorare. Quanto è stato fatto in questi anni e sarà fatto nei prossimi è riportare la spesa pubblica sulla linea di sviluppo del prodotto interno lordo”. Si noti che il pareggio di bilancio nel 2014 non risponde a un calcolo “ragionieristico” ma, come dichiarato da Tremonti al termine del Consiglio dei ministri, “È un obiettivo politico e quindi civile, etico e morale, una scelta di responsabilità nei confronti dei cittadini e delle nuove generazioni”. Con ciò s’intende che il varo della manovra da 47 miliardi, concentrata per gran parte sul biennio 2013-2014, negli intendimenti del governo dovrà completare il percorso di riduzione del deficit avviato nel 2008, così da centrare l’’ambizioso obiettivo di un bilancio prossimo al pareggio, perché, precisa il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, “non c’è sviluppo senza rigore”.
Se punto cardine e fondativo della manovra è il pareggio di bilancio nel 2014, concordato con l’Europa e “chiave” del risanamento dei conti pubblici dopo la grande crisi, per farlo il Governo intende operare limitatissimamente in quest’anno e nel prossimo, per concentrare il grosso della correzione sul biennio successivo. Quindi, una volta sciolti gli ultimi nodi, la quantificazione delle misure appare quasi definita nel dettaglio: stando a fonti del Governo, l’entità della manovra si dovrebbe infatti attestare su 47 miliardi complessivi che, per quest’anno, ammontano a circa 1,5 miliardi, per il 2012 a 5,5 e per ciascuno degli anni 2013-2014 a 20 miliardi. Di conseguenza, è facile obiettare che nel 2013 si vota e tutto il calendario della manovra è stato così spostato in avanti con l’intento di “scaricare” i problemi sul Governo che verrà. Se la Commissione europea ha ritenuto credibile fino al 2012 il percorso di risanamento intrapreso dall’Italia, per esprimersi circa il biennio successivo essa attendeva di conoscere il profilo degli interventi in cantiere, che stimava in via di approvazione entro ottobre. Su questo punto il Ministro Tremonti ha sicuramente bruciato le tappe: la manovra è stata già presenta e, in linea di massima, sarà approvata dal Parlamento entro luglio, ovvero prima della pausa estiva. Dunque, se questo può essere un segnale positivo per i mercati, è bene ricordare sin da ora che dopo 2014 il nuovo patto di stabilità europeo imporrà dei tagli del debito pubblico per la parte eccedente il 60% del Pil e, pertanto, si tratterà di decine di miliardi l’anno. A fronte di un tale scenario, è forse irrealistico e più gravemente irresponsabile il rimandare ai posteri la scelta di politiche economiche decisive.
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