Il decreto sviluppo è legge
Non c’è solo la manovra economica al centro delle preoccupazioni di Governo e Parlamento: la conversione in legge del decreto sviluppo contiene numerose misure sostanziali
Per il mese di luglio, ci sono diversi appuntamenti nell’agenda del Parlamento. Per quanto riguarda la Camera, già dai primi giorni del mese dovrebbe tornare in terza lettura la legge comunitaria 2010, approvata dal Senato. Si segnalano poi altri due provvedimenti importanti: quello sull’omofobia e quello sul testamento biologico. Ancora, nell’agenda politica dei prossimi giorni rimangono le leggi sulla giustizia, volute dal Governo ed in primis dal Presidente del Consiglio (in particolare: la legge di riforma costituzionale e lo stop alle intercettazioni telefoniche alla Camera, e la “prescrizione breve” in Commissione Giustizia al Senato).
[ad]C’è poi il decreto sviluppo. Come già ampiamente previsto, il Governo ha deciso di porre la fiducia alla Camera sul maxiemendamento che assorbe l’intero testo del decreto-legge. Nell’ultimo passaggio in commissione sono stati soppressi 14 commi del testo precedentemente approvato e, a riguardo, è da registrare la polemica scoppiata tra il presidente della commissione Finanze, Gianfranco Conte, ed il Quirinale, accusato apertamente di aver fatto pressione per far saltare alcune norme. Così ha dichiarato il deputato del Pdl: “Il Parlamento esiste o non esiste. Non può essere la presidenza della Repubblica a decidere cosa entra in un provvedimento”.
Da parte sua, la Presidenza della Repubblica, in via informale, sottolinea che la responsabilità degli emendamenti è di chi li propone e fa sapere che, in proposito, non ha fatto alcuna pressione. Così pure le opposizioni si sono mosse a difesa del Capo dello Stato e, attraverso le dichiarazioni di Baretta (Pd) e Della Vedova (Fli), hanno ribadito che la responsabilità per quanto accaduto a “certe norme” del decreto sviluppo, come denunciato dallo stesso Conte (Pdl), ricade esclusivamente sul Governo che ha presentato il maxiemendamento e ha posto la fiducia. Ancora a sua volta, il presidente della commissione Finanze, con il sostegno dell’ex ministro leghista Castelli, ha precisato di essere consapevole dell’imputazione in capo al Governo della responsabilità formale del testo finale del decreto e, “stufo dei commissariamenti”, ha aggiunto che scriverà a riguardo una lettera al Presidente del Consiglio. Tra tutte le misure “scomparse”, indicativa della gravità della situazione è quella relativa al credito di imposta per il Sud, condiviso in commissione Finanze da tutti, anche dal Governo, e, infine, “cancellato” nel maxiemendamento.
Ad onor del vero, di commi cancellati ve ne sono stati diversi e si è trattato, in particolare, di alcune disposizioni volute dalla Lega relative alle sanzioni ai giudici tributari che non si esprimono entro 180 giorni e all’introduzione di criteri per le graduatorie dei docenti-precari nella scuola, e di altre introdotte dal Pdl, come la sovrattassa per il servizio universale del trasporto ferroviario alle imprese che fanno alta velocità. In sostanza, nonostante l’impegno assunto dal Governo a non cambiare il testo varato dalla Commissione, il risultato è stato quello di un maxiemendamento che ne differisce, e non solo formalmente.
Più nello specifico, le novità importanti introdotte nel testo del decreto sviluppo, in sede di conversione, attraverso la presentazione di un maxiemendamento e l’apposizione della quarantacinquesima questione di fiducia da parte del Governo Berlusconi dall’inizio della legislatura, sono riassumibili come segue:
- ganasce fiscali light:
sono “saltate” le disposizioni che prevedevano delle sanzioni per colpire i giudici amministrativi nel caso non fossero stati in grado di chiudere l’accertamento entro sei mesi. La norma, fortemente voluta dalla Lega, prevedeva per il giudice “inadempiente” anche la rimozione dall’incarico nel caso di recidiva e la chiamata in causa per danno erariale.
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