I mercati finanziari continuano a macinare nuovi record spinti, come già segnalato nelle settimane passate, da una liquidità fresca sempre più estesa.
[ad]A livello tecnico non vi sono molti ostacoli che impediscono agli indici di continuare la loro corsa al rialzo, avendo per esempio come obiettivi i 1.700 punti per l’indice S&P500, mentre alcuni analisti addirittura si spingono verso i 10000 punti per il Dax. Tuttavia è abbastanza probabile che nei prossimi giorni osserveremo una correzione necessaria ai listini per tirare il fiato.
Una correzione di più lungo periodo è anche nelle carte poiché le prospettive di crescita globali restano comunque piuttosto deboli nonostante vi siano stati segnali incoraggianti nel corso delle ultime settimane.
Resta però da valutare quale potrebbe essere la reazione dei mercati alla fine delle politiche monetarie di tipo espansivo da parte della Federal Reserve, dato che il target di disoccupazione (sebbene scarsamente significativo a causa dei disoccupati che non rientrano più nelle statistiche) è ormai a portata di mano, e il suo raggiungimento spingerebbe la Fed a programmare una exit strategy.
La fine della liquidità facile sarà il vero banco di prova di questa crisi finanziaria, al fine di capire se dietro ai rialzi c’è solo l’ennesima bolla o se vi sia effettivamente qualcosa di solido.
Per quanto riguarda l’agenda macroeconomica della settimana, lunedì andranno in asta BTP italiani a 3 anni e conosceremo le vendite al dettaglio statunitensi, che dovrebbero continuare il proprio calo su base mensile, anche se a un tasso molto prossimo allo zero. Martedì conosceremo l’inflazione tedesca e quella italiana, che dovrebbero confermarsi in rallentamento. Il dato più importante sarà però l’indice ZEW tedesco circa il sentiment degli investitori: atteso un aumento di due punti, a 38,3 da 36,3, dopo l’inatteso tracollo della rilevazione precedente.
Mercoledì raffica di stime preliminare di PIL europei: quelli di Italia, Francia ed Eurozona dovrebbero calare frazionalmente su base trimestrale, quello tedesco, al contrario, dovrebbe risultare in aumento dello 0,3%, dopo il calo dello 0,6% precedente. Dovrebbe ovviamente continuare il crollo dei PIL di Grecia e Portogallo. Negli USA la produzione industriale dovrebbe risultare in calo dello 0,2%.
Giovedì sarà la volta della stima preliminare del PIL giapponese che dovrebbe abbandonare la crescita zero del trimestre precedente per saltare di ben lo 0,7%. Nel pomeriggio, oltre ai consueti sussidi di disoccupazione (attesi ancora una volta sulle 330mila unità), conosceremo l’indice dei prezzi al consumo USA: inflazione attesa in frenata anche oltreoceano, nonostante i timori dei detrattori della politica monetaria attuata da Ben Bernanke.