Le elezioni politiche in Bulgaria tenutesi domenica 14 maggio non sono riuscite a decretare in modo netto un vincitore, facendo così precipitare il paese in ulteriore vortice di incertezza politica, che si aggiunge ai già gravi problemi economici.
[ad]Il partito GERB di centro-destra (acronimo di Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria), guidato dall’ex primo ministro Boiko Borisov, ha ottenuto il maggior numero di suffragi, con circa il 31%. Ma questa percentuale impedisce di costruire una solida maggioranza in parlamento senza l’appoggio di partiti di minoranza disposti a entrare al governo.
Borisov ha già portato il suo partito alla vittoria nel 2009 e si è posto a capo di un esecutivo che è stato costretto alle dimissioni nel mese di febbraio di quest’anno, travolto da violente proteste contro i bassi standard di vita, le tasse elevate e la corruzione dilagante.
Il prossimo governo avrà quindi un bel da fare per uscire dallo stallo politico e soprattutto per far uscire la Bulgaria dalla crisi economica e innalzare il reddito dei suoi abitanti. Sei anni dopo l’entrata della Bulgaria nell’Unione europea, lo stato balcanico rimane, infatti, il membro più povero del blocco continentale.
La povertà, la corruzione, l’inflazione, la criminalità organizzata e i tagli al settore pubblico, in primis sanità e istruzione, hanno compromesso il cammino di crescita degli anni che hanno preceduto la crisi del 2009. Da questo punto di vista si avverte un disperato bisogno di un’amministrazione in grado di affrontare le innumerevoli sfide del Paese e questo è un punto su cui tutti i partiti politici concordano e dal quale vogliono partire.
In una conferenza stampa tenutasi subito dopo la pubblicazione del risultato elettorale, il leader del partito socialista BSP Sergei Stanischev si è dichiarato disponibile ad entrare a far parte di un governo di larghe intese animato dalla volontà politica di affrontare i problemi più urgenti.
“L’unica opzione è un governo programmatico con una forte partecipazione di esperti e con un programma chiaro” ha dichiarato.
Stanischev ha menzionato una serie di problemi che necessitano di immediata soluzione, sottolineando come il suo partito abbia intenzione “di prendere misure contro la disoccupazione, di fornire aiuti finanziari a sostegno delle piccole e medie imprese, di mantenere i prezzi dell’energia elettrica a un livello ragionevole.”
La situazione sociale bulgara è infatti fra le peggiori dell’intera Europa: i prezzi dell’elettricità, in particolare, sono una questione politico particolarmente pressante. Nel mese di febbraio, migliaia di bulgari sono scesi in piazza per manifestare contro l’aumento dei prezzi dell’energia, la corruzione e l’aumento insostenibile delle bollette. Queste proteste hanno portato alle dimissioni di Borisov dalla carica di primo ministro.
Tra le altre cose, i manifestanti chiesero provvedimenti contro l’ingresso di operatori stranieri nel mercato energetico, che avrebbe spinto, secondo loro, al rialzo i prezzi. Questa situazione ha alimentato sentimenti anticapitalistici e xenofobi all’interno di vaste fasce della popolazione. Gli esperti ritengono che lo stato d’animo ha portato circa il 7% degli elettori a votare per il partito nazionalista “Ataka” , permettendogli così di entrare per la prima volta in parlamento.