Gli Stati Uniti mandano 500 militari in Sicilia
In seguito all’ultimo, gravissimo attentato avvenuto in Libia nella giornata di ieri, quando un’autobomba è esplosa davanti ad un ospedale di Bengasi causando almeno 15 morti e 30 feriti, gli Stati Uniti hanno deciso di spostare un contingente di circa 500 militari dalla Spagna alla base di Sigonella, in Sicilia.
[ad]Il loro compito è intervenire rapidamente nel caso di nuovi attacchi al personale diplomatico e agli americani presenti in Libia ed eventualmente effettuare la loro evacuazione. L’unità è dotata degli aerei da trasporto V-22 Osprey. Si tratta di un “convertiplano” (un bi-turboelica in grado di decollare come un elicottero e poi volare come un normale aereo). L’Osprey è in grado di trasportare fino a 24 soldati completamente equipaggiati alla velocità massima di 509 km/h.
È facile intuire che questo particolare dispiegamento di forze sia figlio anche di quello che accadde lo scorso 11 settembre, quando venne attaccato il consolato USA di Bengasi, con il tragico epilogo dell’assassinio dell’ambasciatore americano Chris Stevens e di altri tre americani.
A questo proposito, il portavoce George Little ha dichiarato che in questo modo gli Stati Uniti saranno pronti a rispondere rapidamente, nel caso le condizioni in Libia peggiorassero.
Da Washington ieri fonti del Pentagono – al centro di aspre critiche per non avere inviato in tempo una forza di intervento durante l’attacco al consolato – avevano già annunciato che gli Stati Uniti erano pronti ad intervenire in caso di nuove minacce contro il proprio personale diplomatico con forze già posizionate.
La scelta del Pentagono ha ovviamente sollevato polemiche sull’impatto ambientale della presenza americana in Sicilia: c’è infatti la concreta possibilità che diverse aree a verde agricolo siano trasformate in zone edificabili per fare spazio a nuovi residence per ospitare i militari e le loro famiglie: basta pensare al progetto – già approvato e poi stoppato – di abbattere l’agrumeto di contrada Scirumi, a Lentini, per fare spazio a un residence militare.
Inoltre non può nemmeno essere escluso che l’arsenale di Messina diventi un gigantesco cimitero di tutte le navi da guerra dismesse dai paesi della Nato, con la possibilità di dispersione di agenti inquinanti lungo la costa.
Ovviamente, la mossa americana di aumentare il contingente vicino alla Libia evidenzia che l’insicurezza crescente nel paese è legata anche all’incapacità delle autorità a mettere in piedi forze di sicurezza in grado di far fronte alle provocazioni dei miliziani. Un esempio è il recente braccio di ferro intrapreso tra le due parti quando alcuni gruppi armati hanno assediato due ministeri a Tripoli, chiedendo l’epurazione dei politici e dei funzionari legati al vecchio regime.
”Domani è prevista l’audizione del ministro degli Esteri in seduta riunita delle commissioni Esteri di Camera e Senato, durante l’incontro chiederemo alla Bonino informazioni in merito allo spostamento dei 500 marines a Sigonella”. Lo ha detto il capogruppo Pd in commissione Esteri Vincenzo Amendola che ha aggiunto: ”L’audizione sul Mediterraneo, in particolare sulla crisi in Libia, sarà l’occasione per avere spiegazioni sul rafforzamento della presenza di truppe americane sul territorio italiano e sui rischi che il nostro Paese potrebbe correre in relazione alla situazione libica”.