Il segretario di Stato Kerry alza la voce per porre fine al conflitto in Siria. Continuano gli sforzi della diplomazia americana volti a risolvere la crisi mediorientale.
[ad]Da Stoccolma martedì 14 maggio, il segretario di Stato Usa John Kerry ha pronunciato un severo monito al governo della Siria, affermando che gli Stati Uniti non faranno mancare il loro appoggio alle forze di opposizione al regime del presidente Bashar Assad. Ed insistendo sulla necessità di intavolare nuovi negoziati diretti a porre fine alla guerra siriana che si protrae ormai da due anni.
Kerry ha dichiarato di aspettarsi che le parti in lotta nel conflitto civile, che ha provocato più di 70000 morti, possano partecipare ad una conferenza internazionale per negoziare una transizione pacifica nella martoriata Siria.
Il summit, che secondo Kerry si dovrebbe tenere probabilmente ai primi di giugno, è l’occasione per porre le basi di un accordo stabile e duraturo fra i belligeranti in quanto organizzato col benestare e sotto l’egida degli USA e della Russia, le due super potenze che più influenzano l’area e che detengono interessi strategici contrapposti.
La necessità di una tavola rotonda giunge a seguito di due settimane drammatiche per il Medioriente le quali hanno visto il riaccendersi e l’estendersi del conflitto e l’intervento dell’esercito israeliano con raid aerei indirizzati a distruggere impianti di ricerca militari e depositi di armi indirizzate, secondo fonti dei servizi segreti di Israele, ad Hezbollah. I duri attacchi aerei del 4 e 5 maggio avevano causato la reazione del regime che per ritorsione aveva organizzato un’offensiva accompagnata da massacri ai danni dei civili sunniti, l’ultimo dei quali avvenuto nella cittadina costiera di Banyas, con dozzine di persone assassinate in modo brutale e tra loro molti bambini.
Parlando a Stoccolma, il capo della diplomazia americana ha respinto le voci secondo cui i funzionari del regime di Assad si rifiuterebbero di partecipare alla conferenza. Ad alimentare i rumors di un rigetto dell’invito al tavolo delle trattative, infatti, c’erano le dichiarazioni rilasciate dal ministro dell’Informazione siriano alcuni giorni fa, in base alle quali il regime sarebbe rimasto in attesa di maggiori dettagli sulla iniziativa proposta prima di decidere se prendervi parte.
“Se deciderà di non sedersi al tavolo, questo rappresenterà l’ennesimo errore strategico del presidente Assad”. Ha riferito Kerry ai giornalisti a Stoccolma.
Inoltre ha aggiunto: “Se il presidente Assad intende di nuovo sbagliare su questo punto, come ha sbagliato nel corso degli ultimi anni i calcoli sul futuro del proprio paese, è evidente che l’opposizione riceverà un sostegno supplementare. A questo punto ci sarà un ulteriore escalation bellica e purtroppo la violenza non avrà fine”.
Kerry non ha specificato in cosa consista l’ulteriore sostegno che potrebbe essere garantito all’opposizione ad Assad.
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[ad]Gli Stati Uniti si sono impegnati a fornire 510 milioni di dollari in assistenza umanitaria in Siria. La Casa Bianca sta considerando di armare concretamente le forze di opposizione e ha già concesso ai ribelli siriani alcune attrezzature militari come giubbotti antiproiettile e altro equipaggiamento.
Tuttavia il presidente Barack Obama ha dichiarato di non prevedere per il momento alcun intervento di truppe di terra statunitensi in Siria, anche se Washington è alla ricerca di ulteriori prove circa l’uso presunto da parte del regime di Assad di armi chimiche.
Quest’ultima evenienza è quella che preoccupa maggiormente la presidenza Obama, la quale nei giorni passati era stata allarmata dalle prove dell’utilizzo di armi chimiche da parte del presidente siriano. “Sappiamo che le armi chimiche in Siria sono state usate, ma non sappiamo ancora quando, da chi e dove”, aveva sostenuto Obama in conferenza stampa del 30 aprile scorso ed aveva insistito sulla necessità di trovare ulteriori indizi a carico del regime.
Nelle ultime settimane la situazione si però evoluta e le azioni militari di Israele e la pressione internazionale hanno assestato un duro colpo ad Assad. Per questo motivo Kerry a Stoccolma ha potuto sostenere ottimisticamente che il governo siriano ha già fornito i nomi di potenziali negoziatori a funzionari russi e che ciò rappresenta il segnale forte che il regime ha in programma di partecipare alla conferenza. Su questo summit l’amministrazione Obama mette sul tavolo diplomatico tutta la sua autorità internazionale e influenza per mettere fine ad una sanguinosa guerra civile che si protrae anche per lo stallo della diplomazia mondiale, che fino ad oggi non è riuscita a trovare una soluzione condivisa alla questione siriana.