Elezioni a Catania: sfida tra Bianco e Stancanelli

“A Catania quando Enzo Bianco passeggiava in centro tutti lo applaudivano, Scapagnini invece si doveva ammucciare“. Erano queste le sensazioni – espresse con il colorito linguaggio della città etnea – l’ultima volta che Enzo Bianco si candidò alla guida della città.

[ad]Era il 2005. Gli “umori cittadini” davano Bianco in netto vantaggio. Poi Berlusconi scese in città, andò nei quartieri popolari e magicamente il “suo” medico personale, l’Umberto napoletano sindaco degli etnei, vinse su Bianco con 12 mila preferenze di distacco.

Anche questa volta Bianco è in vantaggio nei sondaggi. Si presenta contro il sindaco uscente, Raffaele Stancanelli, e le ultime rilevazioni (Euromedia per il PdL, in aprile) danno Bianco in vantaggio al primo turno (45,4% contro 40,4%) e vincente al ballottaggio (54,8% contro 45,2%).

Enzo Bianco candidato Pd

Ma andiamo con ordine.Nel capoluogo etneo si voterà il 9 e il 10 giugno; l’eventuale ballottaggio si terrà il 23 e il 24 giugno. I candidati alla poltrona di sindaco sono sei, mentre le 15 liste che li sostengono presentano oltre 500 candidati ai 45 seggi del Consiglio Comunale.

Raffaele Stancanelli è sostenuto da quattro liste (Pdl, Tutti per Catania, Grande Catania e Forza Catania). Sette liste sostengono invece Enzo Bianco (PD, Patto per Catania, Sinistra per Catania, Primavera per Catania, Democrazia Federale, Articolo 4 e Il Megafono). Il Movimento 5 Stelle (che non sembra poter replicare il successo delle ultime politiche, dove alla Camera prese a Catania quasi il 32%) presenta la candidatura di Lidia Adorno, mentre gli altri tre candidati (Maurizio Caserta, Matteo Iannitti e Tuccio D’Urso) sono sostenuti ciascuno da un’unica lista.

L’alleanza a sostegno di Stancanelli è tutta incentrata sul partito di Berlusconi: il traino fondamentale dovrebbe venire dalla lista di partito, mentre le altre liste sono composte da giovani e da amministratori locali.

Nella coalizione a sostegno di Bianco, invece, la composizione è più variegata, e il Partito Democratico cittadino rischia di essere fagocitato dai suoi stessi, numerosi alleati. La lista “Il Megafono”, che fa riferimento al Presidente Crocetta, raccoglie personalità dalle esperienze molto diverse, afferenti alle aree dell’ex-MPA, dell’UDC e l’ex-ala critica del PD cittadino, ormai definitivamente in rottura con il partito. Per pescare i voti dell’area moderata ci si affida alla lista “Articolo 4” di Lino Leanza, ex vice-presidente del governo di Raffaele Lombardo e tornato nell’UDC l’anno scorso, mentre all’elettorato di sinistra si rivolge Orazio Licandro con la sua lista “Sinistra per Catania”. Completano il quadro le liste civiche a supporto di Enzo Bianco, “Patto per Catania” e “Primavera per Catania”.

I temi fondamentali della campagna elettorale riguardano il rilancio del turismo, attraverso la valorizzazione dell’Etna, del litorale della Playa e della festa religiosa di Sant’Agata, il riequilibrio del settore commerciale cittadino (Catania è la prima città in Italia, e la seconda in Europa, per concentrazione di centri commerciali per abitanti) e il completamento del sistema di trasporti integrato metropolitano. Un’attenzione particolare è stata poi rivolta alla questione del nuovo stadio del Calcio Catania, che verrà costruito nel quartiere popolare di Librino.

Ma il dibattito politico è fortemente segnato dallo stato di difficoltà delle finanze cittadine. Il sindaco uscente Stancanelli sostiene di aver salvato Catania dal dissesto finanziario (grazie anche al “regalo” di 140 milioni di euro fatto dal governo Berlusconi nel 2008). In realtà il debito cittadino – la cui entità si aggirerebbe intorno al miliardo di euro secondo il parlamentare catanese del Partito Democratico Giuseppe Berretta – è tale da determinare una condizione definita ufficialmente di pre-dissesto. Secondo l’Organo di Revisione Contabile del Comune il debito cittadino non potrà rientrare prima di dieci anni, inibendo la possibilità per la città di programmare scelte di sviluppo e di crescita e di garantire un adeguato livello di copertura dei servizi a domanda individuale. Come dimostrato da una recente analisi del quotidiano Milano Finanza Sicilia, inoltre, le responsabilità dello scandaloso indebitamento non risalgono, come sostiene il sindaco uscente, alle “amministrazioni precedenti” (Scapagnini o addirittura Bianco, in carica fino al 1999): l’inizio del disastro è sì databile al 2003, ma la spesa corrente e il peso dei mutui sulle casse del comune sono enormemente aumentati sotto Stancanelli, mentre aumentava il passivo del bilancio annuale e la pressione tributaria comunale.

Sul futuro della ex “Milano del Sud” pesa dunque il disastro delle finanze cittadine. Il futuro sindaco avrà poco margine di manovra nel governo della città. Bianco lo ha capito e sembra mettere le mani avanti, annunciando tempi duri e sacrifici per i cittadini. Mentre qualcuno sta già sperando in una nuova “discesa” da Arcore…

 

Andrea Scavo