Italia ieri, loggia, e… domani?
Italia ieri, loggia, e… domani?
E’ passata, ora sto bene. Anche se ci è voluto un po’.
Non è che capita tutti i giorni che il partito che hai sempre votato, per il quale sei stato militante, attivista, rappresentante di lista, decida di autodistruggersi in diretta televisiva; così, per riprendermi, ho impiegato del tempo. E in questo tempo ho rimesso insieme alcuni pezzi del puzzle. E ho dato una risposta alla domanda che continuava a tormentarmi: perché?
[ad]Siccome per darmi una risposta plausibile ho dovuto rincorrere i canoni della complottistica e gli stilemi del romanzo, non sarò breve, né creduto. Ma attendibile, quello sì. Cominciamo.
Questo Governo, figlio dell’olocausto del Partito Democratico, ci mostrerà le gioie di avere una sola Camera, affiancata da un Senato delle Regioni.
Questo Governo, figlio dell’olocausto del Partito Democratico, toglierà le Province.
Questo Governo, figlio dell’olocausto del Partito Democratico, dimezzerà il numero dei parlamentari.
Questo Governo, figlio dell’olocausto del Partito Democratico, ci condurrà alla fine verso il “bipolarismo gentile” da tutti auspicato (la geniale quanto perversa definizione appartiene a Matteo Renzi).
Ora dobbiamo tornare indietro.
Nel 1982, chiaramente per errore, viene rinvenuto un documento nel doppiofondo di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia di Licio, e sulla scorta del ritrovamento si istituisce la Commissione Parlamentare Bicamerale di Inchiesta sulla Loggia P2. Questa commissione mette agli atti e pubblica il “Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli” (in realtà il documento è stato redatto da Francesco Cosentino, indicato poi dalla vedova Calvi come braccio destro di Andreotti nella guida della Loggia). Il documento, dattiloscritto fondante della Loggia P2, non è nient’altro che un elenco di riforme e di posizioni chiave da occupare per realizzarle. Queste riforme servirebbero a conferire alla democrazia una svolta autoritaria che la renderebbe – agli occhi di chi redige lo scritto – una forma di governo più stabile e matura. I punti principali sono:
– Monocameralismo con dimezzamento dei parlamentari (“nuove leggi elettorali, per la Camera, di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo il modello tedesco), riducendo il numero dei deputati a 450 e, per il Senato, di rappresentanza di 2° grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali, diminuendo a 250 il numero dei senatori”)
– Privatizzazione della RAI, sostituita da media privati sui quali “esercitare il controllo”
– Abolizione delle Province (“riforma della legge comunale e provinciale per sopprimere le provincie e ridefinire i compiti dei Comuni dettando nuove norme sui controlli finanziari”)
– Separazione delle carriere dei magistrati (“riforma dell’ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa, separare le carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile”)
– Abolizione della validità del titolo di studio (“chiudere il rubinetto del preteso automatismo: titolo di studio = posto di lavoro”).
Di nuovo ad oggi.
Risulta forse più facile capire il perché di determinate scelte dell’esecutivo del PD, confrontando i desiderata dell’ideologo della Loggia P2 con l’attuale situazione del Paese. Si rischiava un Presidente della Repubblica “di fuori”, un nemico della Loggia come Rodotà. A un passo dalla piena realizzazione degli obiettivi chiave, sarebbe stato intollerabile: evitare un impasse del genere vale sicuramente la dissoluzione di un progetto come quello del Partito Democratico.
Posta l’oggettività delle premesse, mi si contesterà la soggettività della conclusione. Eppure chi mi sa dire perché alla fine ‘sto governo è andato in mano a quel Gianni Letta (vabbè, a Enrico, ma insomma, non diciamo stupidaggini…) che troviamo sempre in mezzo tra Berlusconi Silvio (tessera P2 Milano 625) e Bisignani Luigi (tessera P2 Roma 203)?
E perché l’azione di questo governo è stata preparata in tutto e per tutto da quella (infatti mai sconfessata) del governo precedente, composto dall’intellighenzia italiana dell’altra grande massoneria, il Bilderberg?
Domande, Scully. Domande.
Forse sono andato troppo lontano a piangere il mio PD, quello che mi sembrava la versione italiana del Partito Democratico di Obama e invece era un covo di vipere e scarafaggi. Forse sono andato talmente lontano che mi sono perso. O forse no. Però una cosa resta: i nostri padri, impiegati, artigiani, operai, negozianti, mantenevano una famiglia col loro salario. Noi “dottori” a stento sopravviviamo con due entrate e l’aiuto della loro pensione. E allora quel piano non riesci proprio a togliertelo dalla testa, quella riga che recita “chiudere il rubinetto del preteso automatismo: titolo di studio = posto di lavoro” ti rimbalza tra le orecchie come una mosca dentro un barattolo.
Come una mosca dentro un barattolo, Scully.
di Giovanni Laccetti