Governi che nascono e governi che cambiano: la settimana scandinava
In Norvegia, invece, il clima è quello della campagna elettorale. Le elezioni sono in programma a settembre. Gli ultimi sondaggi pubblicati dal quotidiano Aftenposten mettono la Destra al comando e i laburisti del premier Stoltenberg in seconda posizione: altri istituti di ricerca, una decina di giorni fa, suggerivano posizioni invertite.
Ma questi sondaggi sono interessanti soprattutto per quello che succede a ‘centro gruppo’. Il Partito del Progresso perde qualcosa e scende all’11,9 per cento, che è praticamente quello che otterrebbero Partito Liberale e Partito Popolare Cristiano messi insieme. Non è un dettaglio. Erna Solberg, leader della Destra, ha spesso detto di voler formare un governo con tutti e quattro i partiti oggi all’opposizione, ma è opinione diffusa tra i commentatori politici che non le dispiacerebbe affatto tener fuori dall’esecutivo il Partito del Progresso, un alleato scomodo per dialettica, programma politico e ambizioni. Ma questo sarà possibile solo a due condizioni: la Destra deve ottenere un importante riscontro elettorale e il Partito del Progresso non deve andare troppo oltre la somma dei voti dei liberali e dei Cristiano popolari. Solo in quel caso, Solberg potrà un esecutivo a tre.
[ad]La strada resta però molto lunga, di tempo ne manca e la campagna elettorale può vivere altri stravolgimenti. Per ora si parla ancora di tasse. Il premier Stoltenberg la scorsa settimana era stato molto diretto: la pressione fiscale va ridotta. A distanza di qualche giorno, la Destra ha detto la sua: va bene abbassare le tasse, ma se qualcuno pagherà di meno, chi sarà a pagare di più? Secondo i conservatori (che non vogliono farsi rubare la scena su un terreno cruciale come quello delle tasse) la proposta dei laburisti è confusa. Stoltenberg ha ribattuto che il suo progetto è rendere il sistema fiscale sempre più equo. Insomma le schermaglie non mancano. E c’è da scommettere che non mancheranno neppure nelle prossime settimane.