Processo Mediaset, la reazione di Berlusconi ed Ruby ancora in aula. Nella giornata di ieri i giudici della Corte d’Appello di Milano hanno depositato in Tribunale le motivazioni della condanna a 4 anni di reclusione e 5 di interdizione dai pubblici uffici, che è calata come una mannaia su Silvio Berlusconi.
[ad]Nelle carte processuali si legge che l’ex Presidente del Consiglio è stato uno dei “responsabili di vertice di tale illecita complessa operazione, un sistema che ha portato avanti per anni, anche da premier, con la gestione di una enorme evasione fiscale”.
Di fronte alle pesanti accuse, la replica del leader del Pdl non si è fatta attendere: “Le motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Milano nella vicenda ‘Diritti’ sono davvero surreali. Mai ho avuto conti all’estero come risulta indiscutibilmente dagli atti. Mai neppure un centesimo delle asserite violazioni fiscali mi é pervenuto così come parimenti risulta dagli atti. Tutti i proventi dei diritti sono rimasti in capo alle aziende di terzi che li commercializzavano”. E aggiunge: “se vi è ancora un barlume di buonsenso sull’applicazione del diritto e sulla valutazione del fatto questa sentenza non potrà che essere posta nel nulla riconoscendosi la mia assoluta innocenza”.
In questo clima di tensione giudiziaria si va poi ad innestare il caso-Ruby. La ragazza marocchina, in mattinata, è stata nuovamente chiamata in aula a testimoniare nel processo che vede imputati Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti. Testimonianza che potrebbe avere ripercussioni anche sul processo principale, nel quale è imputato lo stesso Berlusconi per concussione e prostituzione minorile.
L’interrogatorio si è aperto in modo piuttosto teso, con la Corte che ha chiesto alla giovane di utilizzare un tono più rispettoso nei confronti del pm Sangermano, che sta conducendo il controesame della testimone, dopo essersi sentito dare come risposte una serie di “non ricordo”, anche quando ha domandato se la sera del 9 marzo Ruby avesse passato la notte ad Arcore con Berlusconi. “La mia memoria non è uno strumento elettronico come le intercettazioni, può fallire” ha aggiunto la giovane.
Il perché delle domande è presto detto: la Procura milanese vuole provare che Berlusconi fosse consapevole almeno dal giorno prima della notte in Questura (27 maggio 2010) che la marocchina, poi spacciata per la nipote dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, fosse minorenne.
Molta la confusione e le contraddizioni manifestate da Karima El Mahroug durante il controesame: “I cinque verbali resi tra luglio e agosto 2010 ai pm di Milano sono una cavolata. Prima avevo raccontato le cavolate e mi dispiace di averlo fatto. Oggi sono qui per dire la verità”, ha detto la ragazza che ha negato peraltro di essersi esibita in balli erotici ad Arcore.
In relazione ai soldi che sarebbero stati trasferiti dai conti dell’ex premier al suo, Ruby risponde di non aver mai fatto “trattative con Berlusconi per ricevere soldi, a prescindere dai rapporti sessuali”, ribadendo di avere avuto i 30 mila euro per il progetto del centro estetico e nient’altro, a parte le buste nelle serate di Arcore. E quando il pm le ha contestato l’appunto sequestrato con cifre come “4,5 milioni da B.” e “170 mila euro conservati da Spinelli”, la marocchina ha spiegato ancora una volta che era solo “una forma di vanto” per farle vedere “alle ragazze che venivano a casa mia”.