Psicostoriografia del “grillismo”

Pubblicato il 26 Maggio 2013 alle 17:39 Autore: L Undici
beppe grillo

Non le persone dunque, quanto l’aspetto psicologico: la dimostrazione che si può fare politica con la partecipazione attiva del cittadino, che si può entrare in Parlamento senza soldi, senza televisioni. La dimostrazione che un altro modo di fare politica è possibile, un modo più onesto e per questo migliore. E’ un cambiamento radicale di mentalità, Grillo è andato ad agire sulla mente delle persone, ora siamo lì anche noi con loro, li seguiamo tutti i giorni, ci appassioniamo e soprattutto li osserviamo. I ‘grillini’ sono controllati a vista da tutti gli Italiani e dai loro stessi colleghi, difficilmente si lasceranno corrompere, difficilmente non si impegneranno nel loro lavoro o penseranno ai propri interessi. E’ la politica attiva del cittadino. “L’onestà andrà di moda” è uno degli slogan più ricorrenti nella campagna di Grillo.

[ad]I politici stessi adesso hanno dovuto ammettere la sconfitta, per la prima volta hanno avuto paura, per la prima volta hanno dovuto farsi un esame di coscienza, hanno dovuto puntare al rinnovamento, sono stati costretti ad evolvere o almeno ci stanno provando. Il PD ha mandato in parlamento moltissimi giovani, Boldrini e Grasso sono stati eletti alla Camera e al Senato. Bersani, subito dopo le elezioni, ha iniziato a parlare di temi mai toccati in campagna elettorale (dimezzamento dei parlamentari, taglio degli stipendi, conflitto di interessi) e ha iniziato a ripetere una parolina in continuazione, anch’essa pronunciata con il contagocce in campagna elettorale “cambiamento”: “Vogliamo raccogliere questa domanda di cambiamento”.

Può sembrare brutto dirlo, ma solo con il carisma e alcuni aspetti dittatoriali riscontrati in questi mesi in Grillo, si poteva arrivare a tutto questo. E probabilmente non basterà, “10 o 15 parlamentari mi tradiranno” aveva detto in tempi non sospetti e così succederà con una parte degli elettori. Ma per entrare nella testa della gente, per sconfiggere il berlusconismo e il sistema politico/sociale legato all’immagine, alla televisione e a cose di poca importanza che ormai aveva attecchito nella nostra testa, per “liberarci” o “svegliarci” se preferite, per farci nuovamente partecipare, Grillo e Casaleggio non potevano fare in altro modo, dovevano impedire qualsiasi contatto con il sistema corrotto, a costo di passare per fascisti antidemocratici. “Libertà è partecipazione”, diceva Gaber, e adesso la gente partecipa, si riunisce la sera agli incontri comunali a 5 stelle, gente che non sapeva nemmeno cosa fosse la politica, si è entusiasmata, si sente importante, quindi partecipa, quindi è libera.

Ovviamente tutto ha un prezzo da pagare e, se Grillo dovesse riuscire nel sui intento, probabilmente quel prezzo sarebbe un periodo di povertà e difficoltà estreme, forse faremo la fine della Grecia e forse sarebbe addirittura stato meglio fare quella fine mesi fa, quando Monti ci “salvò” dalla bancarotta. Forse dobbiamo veramente ripartire dalle macerie, perché questo sistema italiano non può ripartire senza prima collassare. E allora ben venga Grillo! Chi ci dice che, la sua visione, tutto sommato, non ci faccia risparmiare del tempo? Chi ci dice che tutto questo non accorci i tempi della nostra agonia eliminando altri anni di vecchia politica decadente e ci permetta una più rapida ricrescita? Nessuno ovviamente, ma nessuno ci dice nemmeno il contrario, questa rivoluzione va presa così, è come una questione di fede. Spesso alcune chiusure estreme di Grillo sono insopportabili e intollerabili per tutti noi, siamo abituati a credere nella politica, almeno in quella fatta bene. Mal tolleriamo invece chi critica a prescindere il sistema, chi vuole staccarsene completamente e lo snobba a prescindere dalle sue scelte o dalle sue affermazioni, perchè abbiamo un’enorme paura di perdere lo status quo. Spesso ci troviamo, o almeno a me accade così, fra due fuochi, entrambi ugualmente luccicanti e ardenti: uno ci spinge verso la sicurezza di una scelta che non ci faccia correre nessun rischio, che dia un’altra possibilità ai partiti, con la speranza di un rinnovamento radicale e di una politica fatta in maniera più seria, più equa; l’altro ci spinge invece verso il considerare tutto questo ventennio un enorme inciucio volto a far restare tutto immobile, tutto immutato, così che i più fortunati rimanessero sempre al loro posto, dando una parvenza di governo ma in realtà non facendo altro che i propri interessi. Quando il secondo messaggio passa, così com’è riuscito a farlo passare Grillo, è difficile tornare indietro.

Ora, per concludere, secondo me, se Grillo e Casaleggio dovessero riuscire nel loro intento, tutto sta nel capirecosa vogliono fare di questo potere, tutto sta nel vedere se vogliono diventare eroi o dittatori, se voglio farci prendere velocità per poi lasciarci correre da soli o se vogliono comandarci. Spero ovviamente che la soluzione sia la prima e ascoltando le ultime e profetiche parole di Grillo sul suo ultimo obiettivo, sembra che sia proprio così: “Senza di noi ci sarebbe stata la violenza. Abbiamo ridato alla rabbia una speranza, la rabbia non porta alla violenza se c’è la speranza. Il mio non è un progetto politico, non voglio sostituire una classe politica con un’altra. Vogliamo il 100% del Parlamento, non il 20% o 25% o 30%. Quando arriveremo al 100%, quando i cittadini diventeranno lo Stato, il MoVimento non avrà più bisogno di esistere. L’obiettivo è quello di estinguere noi stessi.

L'autore: L Undici

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