Referendum Bologna, vincono i no sui finanziamenti alle paritarie
Netta vittoria del fronte del No al referendum di Bologna sui finanziamenti alle scuole materne paritarie. Balza però all’occhio la bassissima affluenza alle urne: sul quesito referendario, infatti, si è espresso solo il 28,7% degli aventi diritto, in sostanza 86.000 votanti su 290.000 aventi diritto.È il dato più basso della storia della città: mai, neppure nei precedenti referendum cittadini – che per regolamento sono comunque soltanto consultivi e dunque senza quorum – si era scesi sotto la soglia del 30%.
[ad]In questo quadro di scarsa presenza ai seggi, il risultato si rivela comunque piuttosto chiaro: l’opzione A, contraria alla prosecuzione del finanziamento comunale da 1 milione di euro, conquista 50.517 voti (circa il 59%), mentre l’opzione B, che proponeva la prosecuzione del sistema attuale di integrazione pubblica alle scuole paritarie (previsto dalla legge Berlinguer del 2000), si ferma a 35.165 voti, pari al 41,00%.
Le due opzioni, sostenute da opposti schieramenti, hanno causato una spaccatura nel centrosinistra e nella stessa giunta bolognese: per l’opzione A si sono schierati il Pdl, la Curia, la Lega Nord, Scelta Civica, la Cisl e soprattutto il Sindaco della città, Virginio Merola (Pd), seguito da tutto il suo partito; l’opzione B, invece, è stata supportata da Sel (in giunta con il Pd), Movimento 5 Stelle, Rifondazione comunista, Comunisti italiani e il comitato promotore Articolo 33.
Discordanti le dichiarazioni delle due fazioni: se per i promotori del Comitato Articolo33 l’esito referendario segnala che “ non solo mamme, non solo papà, non solo nonne e nonni si sono recati a votare: la cittadinanza ha compreso la portata collettiva di questa questione di civiltà, superando di gran lunga il numero di persone direttamente coinvolte nella decisione di abolire o proseguire i finanziamenti comunali alle scuole private paritarie”, di tenore opposto sono le dichiarazioni del Partito democratico: “I dati sull’affluenza al referendum a Bologna dimostrano che ha votato una minoranza. Insomma si è trattato di una battaglia ideologica che non interessa la gran parte dei cittadini. I bolognesi hanno capito che la sussidiarietà è la chiave di volta laddove lo Stato non riesce ad arrivare”, ha dichiarato il deputato democratico Edoardo Patriarca.
Durissimo Giuliano Cazzola, di Scelta Civica: “Non partecipando in grande maggioranza al voto, i bolognesi hanno preso le distanze da un referendum insensato e caratterizzato da quesiti disonesti. Si è svolto quindi un confronto tra minoranze attive. Con i tempi che corrono è normale che abbiano vinto gli “sfascisti”, gli stessi che hanno trovato, in un laicismo talebano, prevaricatore e settario, il surrogato delle loro ideologie malate”.