Roma sarà ballottaggio Marino-Alemanno. Marchini dovrà scegliere
Roma – Era nell’aria e alla fine le attese sono state confermate. La Capitale tornerà al voto il 9 e 10 giugno per scegliere il proprio sindaco. Il primo turno non è bastato, nessun candidato ha superato quota 50% e così andrà in scena il replay tra i due migliori contendenti, Ignazio Marino e Gianni Alemanno.
[ad]Ma facciamo ordine. Partiamo dal dato sull’affluenza, preoccupante. Tra domenica e lunedì nella Capitale ha votato il 52,8% degli aventi diritto. Quasi un elettore su due insomma non si è recato alle urne. Come se non bastasse, sono più di 20 i punti percentuali di differenza con l’ultima rilevazione alle amministrative: nel 2008 al primo turno andò a votare il 73,6%. In quella tornata si votava anche per le politiche. Viene facile così pensare che l’effetto traino conti parecchio, e un dato ce lo conferma. L’ultima volta che i romani sono andati a votare senza doversi pronunciare anche per le elezioni nazionali fu nel 2010, per le regionali: affluenza al primo turno 56,5%.
Per Alemanno e per il Codacons la spiegazione è invece un’altra. Il crollo dell’affluenza alle urne sarebbe da attribuire alla concomitanza con la finale di Coppa Italia tra Roma e Lazio che ha spinto molti elettori a rimanere a casa. Anche qui un fondo di verità sembra esserci: l’affluenza nel Municipio adiacente allo stadio, il XV (ex XX), è stata del 48,5%, distante più di 4 punti dal dato cittadino.
Andiamo ora ai risultati dei singoli candidati. Marino è risultato il più votato con il 42,60% (Pd 26%, Sel 6%); netto il distacco dal sindaco uscente Alemanno (30,27%). Al contrario di Marino, il candidato del centrodestra ha preso meno preferenze della somma delle liste a lui apparentate (31,72% con il Pdl fermo a quota 19). Saranno loro i protagonisti del ballottaggio in programma tra 15 giorni e dovranno essere loro a corteggiare i due principali eliminati, Marcello De Vito e Alfio Marchini.
Il candidato del Movimento 5 Stelle non sfonda, anzi va sotto le aspettative. Raccoglie il 12,43% e si chiama fuori da qualsiasi forma di endorsement: “Lasciamo ai nostri sostenitori libertà di scelta”. Sul fronte opposto il ‘pettinatissimo’ imprenditore edile sembra avere tra le mani le sorti del match finale: i più di 110 mila voti presi (9,48%) pesano come macigni, in quanto slegati da logiche di qualsivoglia appartenenza. I ‘floating voters’ che hanno scelto Marchini, molto più lui che le sue due liste (7,81%), saranno determinanti al ballottaggio.
I restanti 15 candidati alla poltrona di sindaco si sono spartiti le briciole. Male la sinistra radicale con Sandro Medici al 2,22%. Malissimo le destre: i tre partiti neri (Casapound, Forza Nuova, Fiamma Tricolore) non superano insieme l’1% e finiscono sotto Alfonso Luigi Marra (1,18%), singolare personaggio del panorama politico romano, appoggiato nella corsa al Comune da altrettante stravaganti liste tra cui Forza Roma, Lega Italica e Fronte Giustizialista.