La confusione regna sovrana. Tranne che a Vasto
[ad]E quindi Casini deve sapere che in ogni caso alla sua sinistra ci sarà questo schema a tre di cui abbiamo parlato, la Lega Nord deve rispolverare la secessione perché minacciata dagli scandali berlusconiani, e il PdL deve trovare un modo disperato per rilanciare l’azione di governo e al tempo stesso tentare un sempre più difficile accordo con l’Udc.
Nel bel mezzo della tempesta si aggira pure lo spettro del referendum elettorale. A suo modo un altro tema che evidenzia una certa confusione dei principali attori politici.
Infatti il PdL teme come il fumo negli occhi il ripristino del Mattarellum e per bypassarlo, nel caso vengano accettati i quesiti, non esclude l’approvazione di una nuova legge elettorale gradita a Palazzo Grazioli.
Così come Casini ricorda che il Mattarellum è stato già utilizzato con scarso successo nel passato, anche D’Alema, ad una festa del Pd di Ostia, ricorda come la riproposizione delle alleanze larghe sul modello dell’Unione sia superata. E di conseguenza sia sbagliato lottare per una riedizione del vecchio sistema elettorale.
Più confuso di così lo scenario non potrebbe essere: l’unico test elettorale politico che ha visto la vecchia Unione di centrosinistra tra gli schieramenti in campo era quello delle politiche del 2006. Quando si votò col Porcellum. Insomma: Mattarellum ed alleanze eterogenee non sono necessariamente collegate. Casomai potrebbe essere utilizzato, in chiave meramente propagandistica, il tema dell’uninominale che “costringe” i partiti politici a non presentare il proprio simbolo a scapito di quello della coalizione. Dimenticando anche qui però l’esperienza del Polo della Libertà e in quello del Buon Governo nel 1994 che schierava fieramente tutti i simboli nel reparto uninominale. E dimenticando ovviamente la presenza di un comparto proporzionale che, seppur esiguo rispetto alla quota maggioritaria, vede i partiti correre ciascuno col proprio simbolo.
Insomma, non si capisce che molto spesso un sistema elettorale è fondamentale per la creazione e il consolidamento di alleanze stabili e di governi in grado di durare. Ma si tende a sottovalutare che molto spesso sono le scelte politiche dei singoli partiti e dei singoli esponenti a condizionare un sistema politico, indipendentemente dalla formula elettorale. Lo testimonia bene a suo modo il caso del Porcellum: in due elezioni si è votato con questo sistema e in due situazioni del tutto diverse. E si è giunti ad una forma di semplificazione politica nel 2008 rispetto al 2006. Ma i tentennamenti parlamentari e l’umore popolare hanno nettamente bocciato questo sistema elettorale.
Occorre quindi, assieme al sacrosanto proposito di cancellare del tutto l’attuale sistema elettorale, tornare alla politica e capire che indipendentemente dai singoli sistemi e dai singoli schieramenti si possono vincere o perdere le elezioni a seconda della credibilità di una leadership, di un programma di governo e di valori condivisi in grado di appassionare i cittadini.