La confusione regna sovrana. Tranne che a Vasto

Pubblicato il 20 Settembre 2011 alle 16:22 Autore: Livio Ricciardelli
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[ad]E quindi Casini deve sapere che in ogni caso alla sua sinistra ci sarà questo schema a tre di cui abbiamo parlato, la Lega Nord deve rispolverare la secessione perché minacciata dagli scandali berlusconiani, e il PdL deve trovare un modo disperato per rilanciare l’azione di governo e al tempo stesso tentare un sempre più difficile accordo con l’Udc.

Nel bel mezzo della tempesta si aggira pure lo spettro del referendum elettorale. A suo modo un altro tema che evidenzia una certa confusione dei principali attori politici.

Infatti il PdL teme come il fumo negli occhi il ripristino del Mattarellum e per bypassarlo, nel caso vengano accettati i quesiti, non esclude l’approvazione di una nuova legge elettorale gradita a Palazzo Grazioli.

Così come Casini ricorda che il Mattarellum è stato già utilizzato con scarso successo nel passato,  anche D’Alema, ad una festa del Pd di Ostia, ricorda come la riproposizione delle alleanze larghe sul modello dell’Unione sia superata. E di conseguenza sia sbagliato lottare per una riedizione del vecchio sistema elettorale.

Più confuso di così lo scenario non potrebbe essere: l’unico test elettorale politico che ha visto la vecchia Unione di centrosinistra tra gli schieramenti in campo era quello delle politiche del 2006. Quando si votò col Porcellum. Insomma: Mattarellum ed alleanze eterogenee non sono necessariamente collegate. Casomai potrebbe essere utilizzato, in chiave meramente propagandistica, il tema dell’uninominale che “costringe” i partiti politici a non presentare il proprio simbolo a scapito di quello della coalizione. Dimenticando anche qui però l’esperienza del Polo della Libertà e in quello del Buon Governo nel 1994 che schierava fieramente tutti i simboli nel reparto uninominale. E dimenticando ovviamente la presenza di un comparto proporzionale che, seppur esiguo rispetto alla quota maggioritaria, vede i partiti correre ciascuno col proprio simbolo.

Insomma, non si capisce che molto spesso un sistema elettorale è fondamentale per la creazione e il consolidamento di alleanze stabili e di governi in grado di durare. Ma si tende a sottovalutare che molto spesso sono le scelte politiche dei singoli partiti e dei singoli esponenti a condizionare un sistema politico, indipendentemente dalla formula elettorale. Lo testimonia bene a suo modo il caso del Porcellum: in due elezioni si è votato con questo sistema e in due situazioni del tutto diverse. E si è giunti ad una forma di semplificazione politica nel 2008 rispetto al 2006. Ma i tentennamenti parlamentari e l’umore popolare hanno nettamente bocciato questo sistema elettorale.

Occorre quindi, assieme al sacrosanto proposito di cancellare del tutto l’attuale sistema elettorale, tornare alla politica e capire che indipendentemente dai singoli sistemi e dai singoli schieramenti si possono vincere o perdere le elezioni a seconda della credibilità di una leadership, di un programma di governo e di valori condivisi in grado di appassionare i cittadini.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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