Elezioni a Berlino 1 – L’analisi politica
Le elezioni di Berlino tenutesi il 19 settembre 2011 hanno chiuso il lunghissimo anno elettorale tedesco, costellato di ben sette appuntamenti di grande rilevanza che hanno fornito risultati a volte epocali, come a marzo in Baden-Württemberg con la storica vittoria del centrosinistra.
Le elezioni berlinesi non hanno riservato sorprese dal punto di vista dei vincitori e dei vinti, ma la composizione del risultato offre alcuni spunti interessanti che saranno certamente determinanti nel tentativo di comprendere la politica futura della Germania.
Il giovane partito dei Piraten, che a febbraio si era distinto per i risultati ottenuti ad Hamburg, ottiene una prestazione strepitosa candidandosi ad essere una forza politica da tenere seriamente in considerazione nei prossimi appuntamenti elettorali: è questa, molto più della riconferma del socialdemcoratico Klaus Wowereit, la vera notizia delle elezioni di Berlino.
L’affluenza, dopo i dati disastrosi delle precedenti elezioni in Mecklenburg-Vorpommen, torna a mostrare un incremento rispetto al 2006, un +2,2% che posiziona la partecipazione complessiva appena al di sopra della soglia psicologica del 60%. La notizia, oltre al valore civico che in sé stessa contiene, permette forse all’intera Europa di tirare un respiro di sollievo: visto il sostanziale europeismo di tutte le forze politiche in competizioe, un segnale di sfiducia generalizzata sarebbe stato fin troppo facilmente associato alla crisi del debito dei PIIGS, con imprevedibili contraccolpi sui mercati.
Le dinamiche interne al centrodestra tendono a confermare questa interpretazione del voto: i liberali della FDP subiscono un vero e proprio crollo verticale, scendendo sotto il 2% con quasi il 6% in meno rispetto al 2006; la CDU si dimostra tuttavia in grado di intercettare parte dell’elettorato liberale deluso, incrementando le proprie preferenze del 2% attestandosi al 23,35%.
Il popolo di centrodestra della capitale tedesca ha scelto quindi di punire il partito della propria coalizione più intransigente e conservatore in termini di politica monetaria, rivolgendosi – almeno in parte – alla CDU della Merkel, di stampo più europeista.
Complessivamente il fronte moderato perde circa il 4% in termini di consensi e scende da 50 a 39 seggi.
[ad]Se si guarda lo schieramento progressista, la SPD vince ma non convince. Resta il primo partito delland ed avrà diritto ad esprimere il governatore nella persona dell’uscente Wowereit, ma perde complessivamente il 2,5%, scendendo sotto al 30% dei consensi, e ben cinque seggi. Cinque seggi è d’altronde il guadano netto dei Grünen, il partito di stampo ecologista che sopravanza la Linke diventando terza forza della regione con il 17,60% dei consensi.
Proprio la Linke completa lo scenario dello schieramento progressista; il partito di Lafontaine perde meno del 2%, ma in termini di seggi questo costa ben tre posti al parlamento regionale.
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