La Commissione Europea consente gli aiuti di Stato ma solo per ricapitalizzare aziende in crisi dal 2020. Questa è la nuova linea che verrà adottata per rispondere alla necessità di liquidità e che si va ad aggiungere alle deroghe già introdotte il 19 marzo e il 3 aprile per consentire così l’intervento pubblico nel capitale e l’emissione di debito subordinato.
L’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus ha messo in ginocchio numerose aziende non finanziarie che potranno contare sulla ricapitalizzazione con denaro pubblico “solo quando non ci saranno soluzioni alternative” e il capitale investito dovrà essere “sufficientemente remunerato”.
Tutti gli interventi, però, non potranno riguardare aziende già in difficoltà prima del 31 dicembre del 2019, diktat fondamentale espresso della Commissione Ue per garantire una leale concorrenza all’interno del mercato unico.
“Continuiamo a lavorare in stretto contatto con i Paesi membri per assicurare che le imprese europee possano soddisfare l’urgente necessità di liquidità”, ha detto il Commissario europeo per la concorrenza Margerethe Vestager ribadendo che “le nostre regole ora consentono che questo sostegno ci sia anche attraverso il ricorso al debito subordinato” e alle ricapitalizzazioni. La Vestager assicura una “adeguata remunerazione” del denaro dei contribuenti applicando tuttavia delle restrizioni come “il divieto di distribuzione di dividendi e di versamento di bonus” e altre misure “per limitare la distorsione della concorrenza”.
Gli aiuti alle ricapitalizzazioni dovranno essere concessi solo a fronte di un “interesse comune”, per evitare il fallimento di un’azienda di importanza strategica o per contenere la disoccupazione, e dovranno essere limitati ad assicurare il funzionamento dell’impresa.
Il tempo limite per il ritorno alle redditività delle aziende aiutate è fissato in sei anni per quelle quotate e in sette per tutte le altre, dopo di che il competente governo dovrà presentare a Bruxelles un piano di ristrutturazione. Fino a quando lo Stato non recupererà il 75% del capitale investito, le aziende beneficiarie non potranno acquisire quote superiori al 10% in aziende concorrenti o dello stesso settore. Saranno inoltre vietate operazioni di buy-back, la distribuzione di dividenti e di bonus, finché lo Stato non sarà completamente uscito dal capitale delle aziende. Nel caso di debiti subordinati, le nuove regole prevedono che non possano essere convertiti in azioni.
La Commissione ha previsto che tutte le deroghe introdotte in questi giorni in merito alle dinamiche delle crisi aziendali dovute al Coronavirus avranno termine nel giugno del 2021 mentre per quelle decise in marzo e aprile la scadenza è stata fissata per il 31 dicembre 2020.