La Coalizione nazionale di opposizione e le forze rivoluzionarie della Siria (NKORS )alzano il tiro diplomatico e minacciano di non partecipare alla conferenza di pace denominata Ginevra 2. Questo è quanto si apprende da un’agenzia che cita una fonte dell’ufficio stampa delle NKORS.
[ad]”Manterremo la decisione di non partecipare ai colloqui di Ginevra fino a che le truppe iraniane e le forze di Hezbollah non lasceranno la città di El Quseir, e non si porrà fine al blocco di questa e di altre città”. Ha affermato il portavoce dell’opposizione al regime di Assad. El Quesir è un importante centro strategico posto ai confini con il Libano e teatro da una decina di giorni di violenti scontri fra truppe rivoltose e quelle governative. Tuttavia le condizioni poste alla partecipazione dei NKORS a Ginevra 2 non si fermano qui.
Un rappresentante del NKORS Khalid Saleh, ha recentemente rilasciato una polemica e dura dichiarazione alla stampa turca sostenendo che “anche se continuano gli assassini, la conferenza internazionale per trovare una soluzione alla situazione politica in Siria non ha senso”. Troncando in questo modo le speranze di chi sperava di coinvolgere questi gruppi rivoluzionari nella ricerca di una soluzione pacifica alla guerra.
A queste dichiarazioni è seguito poi, mercoledì sera, un comunicato ufficiale, riportato dall’agenzia russa ITAR-TASS, sul tema della partecipazione a Ginevra 2 di queste turbolente forze, dove si legge testualmente che “prima di imbarcarsi in una soluzione politica, la comunità internazionale deve affrontare le seguenti questioni: fermare l’uccisione e le devastazioni provocate dal regime, dare autorità alle forze rivoluzionarie per difendere gli oppressori del popolo siriano, fermare l’ingerenza dell’Iran ed espellere Hezbollah dal paese “.
Fra le richieste principali c’è soprattutto quella delle dimissioni di tutti i ministri e di Bashar Assad e il trasferimento di tutti i poteri ad un governo di transizione.
Tuttavia per Mosca è “inaccettabile” la richiesta delle dimissioni del presidente siriano come condizione posta dalla coalizione nazionale dell’opposizione per partecipare alla conferenza di pace, secondo quanto sostiene il ministero degli esteri russo Serghiei Lavrov. Il capo della diplomazia russa ha infatti sottolineato che la coalizione nazionale e gli NKORS non costituiscono l’unico rappresentante del popolo siriano. “Ci sono altri gruppi seri delle forze di opposizione”, ha detto, aggiungendo che “alcuni sono pronti a partecipare alla conferenza internazionale senza condizioni preliminari”. “In generale, a nessun è consentito lanciare ultimatum”, ha concluso. Mosca quindi non intende abbandonare il suo alleato Assad e non si piega ad accettare condizioni di questa portata, anzi sembra sempre più convinta nell’appoggio al regime attraverso forniture militari. E’ di poco fa la notizia che un primo carico di missili anti-aerei S-300 è arrivato in Siria dalla Russia.
Un primo incontro dei rappresentanti diplomatici di Russia, Stati Uniti e Nazioni Unite per discutere i preparativi per la conferenza internazionale sulla Siria è stato fissato per il 5 giugno a Ginevra. Da questa conferenza sarà chiaro il clima che si respira fra le potenze e le parti in conflitto e se si concretizzerà in autunno la conferenza di pace per la Siria oppure assisteremo ad un ennesimo fallimento.
In ogni caso la Russia non ci sta a passare per colei che vuole impedire il corretto svolgimento della conferenza di pace e per bocca del ministro degli Esteri russo è stata espressa la speranza che l’Occidente riesca a frenare coloro che si mostrano indulgenti nei confronti delle azioni estremiste dell’opposizione siriana. Dello stesso avviso è anche Paulo Pinheiro, responsabile di una commissione di inchiesta Onu sulle violazioni dei diritti umani, il quale ha dichiarato di non esser convinto che la democrazia sia un obiettivo dell’opposizione. “A tutt’oggi sono una minoranza” i ribelli siriani che credono nella democrazia e che vogliono uno Stato laico, ha detto Pinheiro .
Ma Mosca rincara la dose e sempre attraverso il capo della diplomazia russa punta l’indice contro i gruppi armati siriani ritenendoli i veri responsabili del possibile fallimento della conferenza di pace. “Sembra che la Coalizione Nazionale ed i suoi spalleggiatori locali stiano facendo di tutto per impedire l’avvio di un processo politico e si organizzino per realizzare un intervento militare – ha detto il ministro – Crediamo che tali approcci siano inaccettabili”.
Mentre le diplomazie sono in fermento e stentano a trovare un accordo, nel paese gli scontri non si fermano ed è sempre più critica la situazione dei civili. La Coalizione nazionale siriana, ha chiesto aiuto urgente per più di 1.000 feriti causati dai bombardamenti su El Quseir. Contro la città occidentale del Paese, è in corso dal 19 maggio una massiccia offensiva delle forze governative, affiancate da combattenti del partito sciita libanese Hezbollah.