Beppe Grillo attacca Enrico Letta, dopo che quest’ultimo aveva annunciato, con il consueto tweet, il disegno di legge di abolizione dei rimborsi elettorali.
[ad]Dalle pagine del suo blog il leader del Movimento 5 Stelle attacca la maggioranza, rea di aver partorito una vera e propria “legge truffa”, che rimanda al 2017 la fine definitiva del flusso di denaro pubblico ai partiti politici.
Sotto accusa finisce la gradualità dell’abolizione decisa dal governo: le risorse statali destinate ai partiti non verranno infatti cancellate immediatamente, ma saranno ridotte al 60% il primo anno, al 50% il secondo ed al 40% il terzo, per poi essere abolite del tutto. Insomma, nessuna abolizione immediata come chiedeva da tempo il Movimento Cinque Stelle, i cui parlamentari, ad onor del vero, avevano già presentato proposte di legge in tal senso.
Ma non finisce qui: il ddl del governo finisce nel mirino del leader Cinque Stelle anche per un’altra ragione. La “legge truffa”, secondo Grillo, manterrebbe infatti in vita una sorta di finanziamento pubblico “camuffato”. La nuova norma prevede la possibilità per i cittadini italiani di poter scegliere se destinare il 2 per mille della propria imposta sul reddito (IRE) a favore di un partito o di devolvere quella cifra allo Stato.
E sarebbe proprio in questo passaggio la “truffa” denunciata da Grillo: le risorse non espressamente attribuiti dai cittadini attraverso questa nuova opzione (ossia né allo Stato né ai partiti) andranno infatti a costituire un nuovo fondo, che verrà spartito proprio tra i partiti politici in misura proporzionale alle somme già ricevute in via esplicita.
Un fondo che potrebbe valere svariati milioni di euro: ad esempio, nel 2011 il gettito IRE è stato di 811 milioni di euro, di cui il due per mille rappresenta una torta da 800 milioni, da dividersi tra le donazioni volontarie ai partiti, il mantenimento della quota in dotazione allo Stato ma anche tra questo nuovo fondo. “Il finanziamento esce da una parte e rientra dall’altra” denuncia Grillo “i soldi dei cittadini continueranno ad arrivare e i partiti a mangiare”.
Sotto accusa anche altre disposizioni previste nel ddl, come le detrazioni fiscali dalle donazioni volontarie, e la concessione gratuita di spazi televisivi e servizi: tutti modi, denuncia Grillo, per “aiutare i partiti politici”. La strada, per l’ex comico, rimane quella della rinuncia volontaria e totale ai soldi pubblici: “Il M5S ha mantenuto fede alle promesse elettorali e ha rinunciato completamente ai 42 milioni di euro che gli sarebbero spettati. I partiti non sono riusciti a fare altrettanto”.