Governo “stop finanziamento pubblico ai partiti”
Fine finanziamento pubblico ai partiti: puntata numero uno. La notizia ufficiale dell’addio ai rimborsi ai partiti arriva in tutte le redazioni grazie ad un tweet dal profilo del premier Enrico Letta: “Cdm ha appena approvato il ddl di abrogazione del finanziamento pubblico partiti e passaggio a incentivazione fiscale contributi cittadini”.
Mezzora dopo è Gaetano Quagliariello, ministro delle Riforme Costituzionali, a cinguettare sul tema: “Promessa mantenuta! Attuale finanziamento pubblico abrogato senza uccidere i partiti. Più potere ai cittadini!”. Al netto degli aggiornamenti social che in 140 caratteri riescono a spiegare ben poco, andiamo a vedere qual è il contenuto del disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri che stravolge l’attuale sistema di finanziamento ai partiti fino ad arrivare alla sua soppressione.
L’abrogazione sarà graduale: termine ultimo 2017, anno in cui cesserà definitivamente l’erogazione del rimborso. Il contributo pubblico sarà ridotto al 60% per il primo anno, al 50% per il secondo anno e al 40% per il terzo anno.
Tra 40 mesi circa gli unici canali di finanziamento dei partiti saranno la destinazione del 2 per mille (già attiva dal 2016) e le contribuzioni volontarie con detrazioni del 52% per gli importi fra i 50 e i 5000 euro e del 26% per tutti gli altri fino a un massimo di 20000 euro.
I partiti potranno usufruire inoltre di alcune tipologie di servizi tra cui alcune agevolazioni tariffarie (sedi, bollette telefoniche) e la concessione gratuita di spazi sui principali organi di informazione, soprattutto televisione. Tutto ciò con una limitazione: i partiti che non adotteranno uno statuto secondo criteri di trasparenza e democraticità non potranno usufruire di questi benefici. Che sia un avvertimento al Movimento 5 Stelle, tanto affezionato al tema?
Nel dettaglio le misure del Disegno di legge verranno illustrate durante una conferenza stampa dedicata all’argomento.