TAIWAN E PARTECIPAZIONE AD ASSEMBLEA OMS
È ancora scontro tra Cina e Taiwan sulla partecipazione di Taipei in qualità di “osservatore” all’incontro virtuale di settimana prossima dell’Assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il Ministro della Salute taiwanese Chen Shih-Chung ha rifiutato la condizione cinese esplicitata dal Ministro degli Esteri che vede una partecipazione di Taiwan possibile solo se le autorità dell’isola “accettano di essere parte integrante della Cina”. Chen ha dichiarato di non poter accettare “qualcosa che non esiste”.
Recentemente Taiwan si è mossa diplomaticamente per trovare il supporto di paesi amici alla propria richiesta di partecipazione all’organismo decisionale dell’OMS, ritenendo che la pandemia del nuovo coronavirus ha reso l’accesso ufficiale all’OMS una questione più che mai urgente. Dal Canto suo la Repubblica Popolare Cinese continua a considerare Taiwan una delle proprie province.
Tuttavia, nelle ultime settimane la questione della partecipazione all’assemblea è divenuta di maggiore importanza poiché Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Germania e diversi stati del pacifico hanno supportato gli sforzi diplomatici di Taiwan. In una nota la Missione Diplomatica USA presso l’OMS a Ginevra, ha fatto sapere che “il successo di Taiwan nel contrasto alla pandemia dovrebbe essere condiviso con il resto del mondo che ne beneficierebbe, anche se la Cina preferisce che non venga condiviso per evitare qualsiasi paragone scomodo”.
Dal canto suo, l’OMS ha fatto sapere che non ha alcun titolo per poter invitare Taiwan e che solo gli stati membri possono decidere in tal senso.
TENSIONI CINA – STATI PACIFICO
La questione della partecipazione di Taiwan ha creato forti tensioni anche tra la Cina e diversi stati del pacifico, ed in particolare con la Nuova Zelanda. La Cina infatti ha dichiarato che il supporto Neozelandese alle rivendicazioni di Taiwan potrebbe compromettere i rapporti bilaterali tra i due paesi e che gli stati del pacifico “dovrebbero smetterla fare dichiarazione sbagliate”.
Il Ministro degli Esteri neozelandese, Winston Peters, ha risposto sostenendo che “un rapporto di amicizia deve essere basato sull’uguaglianza e sulla possibilità di poter essere in disaccordo, la risposta di Taiwan al COVID è stato un successo incredibile e gli altri paesi dovrebbero imparare da Taipei”.
Il mese scorso polemiche simili erano nate tra Pechino e Canberra a causa della richiesta australiana riguardo all’istituzione di un’indagine internazionale sulle origini e la diffusione iniziale del coronavirus.
MINACCE CINESI A TAIWAN PER EMENDAMENTO A LEGGE CHE REGOLA RAPPORTI TRA CINA E TAIWAN
Se la diatriba relativa alla partecipazione all’Assemblea dell’OMS non bastasse, ad inasprire le relazioni tra Pechino e Taipei vi è una proposta del Partito Progressista democratico Taiwanese (Partito di maggioranza) relativo all’emendamento di alcune frasi contenute nella legge che regola i rapporti tra Taiwan e la Cina. Le proposta prevederebbe la cancellazione di frasi che fanno riferimento ad una futura “riunificazione nazionale”. Secondo il partito progressista, tali frasi sarebbero frutto di un’idea sbagliata del Partito Comunista Cinese e del Partito Nazionalista di Taiwan che risale al 1992 e che suggerisce che le due parti si riuniranno un giorno, ma che non rispecchia la realtà odierna.
La proposta che ha passato la prima lettura parlamentare, è stata accolta come una provocazione da Pechino che ha ha avvertito circa “l’estrema pericolosità” di quest’atto e “dello scenario peggiore nel quale potrebbero incombere coloro i quali tentano di separare Taiwan dalla Cina”.
Il Portavoce Del Dipartimento Cinese per gli Affari taiwanesi, Ma Xiaonguang ha messo messo in guardia dal sottovalutare “la determinazione e la forza di volontà di1.4 miliardi di cinesi che vogliono mantenere la sovranità territoriale del proprio paese intatta”, aggiungendo che “nessuno riuscirà mai a reinvestire il trend storico che riporterà alla riunificazione”.
ATTIVITÀ NAVALE STATUNITENSE
Nel frattempo nelle ultime settimane, si registra un’intensificarsi dell’attività aeronavale statunitense nel Mare Cinese meridionale con la presenza di diverse navi della Marina e bombardieri B1 dell’aeronautica, mentre il ritorno della portaerei USS Roosvelt nella regione entro fine mese, sarebbe una priorità del Pentagono.
Le autorità militari americane, hanno accusato la Cina di sfruttare la pandemia per trarre vantaggi militari ed economici nelle aree in cui vuole accrescere la propria influenza. Il Mar Cinese è considerato d Washington di grande valore strategico, a causa delle numerose rotte commerciali, della presenza di risorse naturali e a causa delle rivendicazioni incrociate di paese come Cina, Vietnam, Taiwan, Filippine etc. Negli ultimi giorni, proprio lo stretto di Taiwan è stato oggetto di un’intenso pattugliamento di unità navali americane.