Benché il premier turco Recep Tayyip Erdogan sia in queste ore fuori dal Paese, per una visita istituzionale già concordata tempo addietro nei Paesi del Maghreb, la situazione non pare tranquillizzarsi, e lo stesso Primo Ministro non riesce a riportare serenità tra la popolazione in rivolta.
[ad]I principali giornali turchi riportano le dichiarazioni di Erdogan rilasciate prima della partenza per Rabat, Marocco. “La polizia ha agito con moderazione” scrive Turkishpress.com, con riferimento al numero di agenti feriti, 160, contro i 60 manifestanti nella stessa condizione. Mentre l’Hurriyet Daily News racconta del secondo morto dagli inizi degli scontri, un ventiduenne ucciso nel sud del Paese da due colpi di pistola nella città di Mersin.
Del resto anche la notte appena passata è stata ad alta tensione. Scontri nella notte nel distretto di Beşiktaş, con la polizia che ha utilizzato gas lacrimogeni quando, col primo buio intorno alle otto di sera, i manifestanti si sono ammassati nella zona. La reazione di stamane è lo sciopero generale di due giorni proclamato dalla Confederazione dei sindacati dei Lavoratori Pubblici turca, in sostegno alla rivolta, come riporta tra gli altri aljazeera.com.
Erdogan però mette sull’attenti da “pericoli esterni” che starebbero manovrando i rivoltosi. Molto duro, al riguardo, il capo del Governo sostenendo che “coloro che parlano di una primavera turca in corso hanno ragione. Abbiamo già avuto l’esperienza di una primavera turca, ma qualcuno vuole cercare di trasformarla in inverno”.
Tuttavia non tutte le istituzioni sembrano compatte intorno alla linea scelta da Erdogan. Il presidente turco, Abdullah Gul, del partito Adalet ve Kalkınma Partisi, AKP – Partito di Giustizia e Sviluppo, lo stesso di Erdogan – ha ricevuto nella giornata di ieri una delegazione delle opposizioni parlamentari guidata da Kemal Kılıçdaroğlu, del partito repubblicano del Popolo. “Il linguaggio del primo ministro tende ad alzare il livello degli scontri” ha sostenuto il deputato, raccontando al presidente Gul delle sue preoccupazioni sul clima che si respira nel Paese.
Interessante nota a margine: la Turchia il prossimo anno sarà chiamata alle elezioni presidenziali, e l’attuale presidente Gul sarà con tutta probabilità sfidato dallo stesso Erdogan, all’interno del partito di cui fanno parte. L’incontro con l’opposizione può servire a Gul per proporsi come l’uomo della mediazione tra un partito che propone una impostazione sempre più islamizzante della società e una opposizione, anche dentro il partito maggioritario, fermamente laica. Le prossime elezioni presidenziali saranno una novità assoluta, con l’elezione diretta del Presidente da parte del popolo. Erdogan da tempo propone una riforma del sistema politico turco in senso presidenziale, con più poteri al Capo dello Stato.