Quel dibattito provinciale sul semipresidenzialismo
Considerato il sistema attuale, che necessità di un netto superamento, ritengo che la forma più adatta per il nostro paese (per motivi storici, nazionali e demografici) sia quello di un premierato capace di mantenere l’ossatura parlamentare ma anche in grado di dare dei margini di operatività maggiori al capo del governo (che dovrebbe divenire nel vero senso del termine un “primo ministro” o al massimo una sorta di “cancelliere”). Ma in una contingenza storica in cui ci si trova a governare con un’altra parte politica, attenta alle sirene francesi, forse sarebbe il caso di non perdere il treno.
[ad]E quindi abrogare la quota di cinque giudici costituzionali di nomina presidenziale, una serie legge sul conflitto d’interessi e una revisione dell’organo di autogoverno della magistratura. Se si trova una quadra su una modifica della costituzione in prospettiva di un potenziamento della governance del governo, in grado comunque di essere bilanciata dal ruolo del Parlamento, la battaglia è di quelle per cui vale la pena lottare. Anche perché solo una forma di compromesso con il centrodestra può consentire il superamento dello status quo. Per principio ma, in questa fase, anche per pura necessità politica.