Tutta una questione di priorità e, nelle ultime settimane, come osservatore esterno, sto notando sempre più anomalie, anomalie che spesso i cittadini dicono ma dicono sottovoce, anomalie che però fanno rumore.
[ad]E’ tutta una questione di priorità. Come la priorità della politica di dar precedenza alle riforme della costituzione per non si sa quale motivo. Per carità, la governabilità è importante, ma perché distruggere la costituzione così sapientemente disegnata dai Padri Costituenti? La governabilità può essere raggiunta tranquillamente con una legge elettorale fatta bene, non con l’abominio del porcellum. E’ una questione di priorità perché credo, e con me molti altri, che la priorità sia il lavoro, lavoro che non c’è in questo Paese che diventa una trappola per giovani ragazzi. Un lavoro che non c’è, e se c’è è pagato male, non concede diritti e lascia i lavoratori da soli con la loro povertà. Un lavoro che non dà giustizia. Gli sforzi degli operai, che non li rendono ricchi e agiati ma, stranezze del momento storico, rende solo meno poveri.
E’ tutta una questione di priorità. Come la priorità di dar precedenza ai processi di Berlusconi per Unipol, o alle vicende legate a Ruby, oppure per le furbate giudiziarie durante venti anni di egemonia politica. Non ritengo assolutamente prioritario il salvataggio di Berlusconi, ritengo invece indispensabile e di immediata risoluzione la questione degli esodati, che ha lasciato migliaia di persone senza pensione e senza lavoro, esodati di cui troppe volte sentiamo le loro storie dopo che questi si sono suicidati. Sono stanco, davvero.
E’ tutta una questione di priorità. Come la priorità di dar precedenza al rimborso dei partiti, cosa sacrosanta per la democrazia. Non si rende conto, chi vuole e festeggia questa “svolta”. A questi dico: la politica ha bisogno di soldi, si è solo legalizzato le mazzette. E invece di legalizzare le mazzette, magari si potrebbe pensare di abbassare le tasse per dare uno spunto imprenditoriale al Paese, che ha visto la scomparsa di 500mila e passa posti di lavoro e più di 50mila aziende. E invece no, si preferisce restare nel populismo più rozzo.
E’ tutta una questione di priorità. Come la priorità di voler togliere la scorta a Roberto Saviano, come proposto dal giovane Bertoldi, manco a dirlo giovane ‘promessa’ del PDL, in nome di una legalità che non si capisce su quale base si trovi. E’ simpatico come a parlare di legalità sia chi è in un partito il cui leader ha più processi che anni.
E’ tutta una questione di priorità. Come la priorità di attaccare a tutti i costi i giornalisti che fanno il loro lavoro, alcuni bene e altri male, per denigrare ogni minima rivelazione scomoda sul proprio conto. Si, è il caso del simpaticissimo Beppe Grillo, che osa attaccare i giornalisti. A lui chiedo perché invece di attaccare i giornalisti non ha partecipato al governo per cambiare il Paese, secondo le sue direttive, rimanendo all’opposizione. Una persona attenta lo sa, una persona attenta, nota e sentenzia: strategia politica. L’obbiettivo è il 51%, l’obbiettivo è l’autoritarismo.
E’ tutta una questione di priorità. Come la priorità del ‘nuovo che avanza’, alias Matteo Renzi, che ritiene più importante incontrare Flavio Briatore. E lui si dice di sinistra che invece di incontrare studenti, disoccupati, operai e chi più soffre la crisi, va ad incontrare uno pseudo imprenditore. Qualcuno potrà dire che Renzi ha incontrato gli imprenditori. E allora perché non incontrare Squinzi, presidente di Confindustria? Mistero. A lui dico che non è lui la sinistra, e non lo sarà mai, per me.
E allora io, giovane studente universitario che sembro dimenticato dalla politica, cosa posso fare se non sperare di andare via?