Il semipresidenzialismo in Europa: dove e come

Pubblicato il 5 Giugno 2013 alle 18:18 Autore: Redazione
intercettazioni

Il semipresidenzialismo in Europa: dove e come

Come ha scritto Livio Ricciardelli su Termometro, “l’Italia è l’unico paese in cui si parla di passaggio dalla prima alla seconda Repubblica senza che la Costituzione sia stata toccata”.

[ad]Proprio in questi giorni, si è aperto il dibattito tra i partiti sull’adozione del modello semipresidenziale che, molto probabilmente, non avrà applicazioni pratiche a breve termine. Ma la novità è che il funzionamento di tale modello ha convinto persino una buona fetta del Partito democratico: Romano Prodi, Walter Veltroni, Stefano Ceccanti e Salvatore Vassallo sono solo alcuni tra i sostenitori del nuovo assetto istituzionale. Dunque, parte del Pd – sulla scia della volontà berlusconiana – mira ad un ripensamento della forma di governo dello Stato italiano. Vediamo allora quali sono i paesi europei che hanno adottato il semipresidenzialismo, focalizzando la nostra attenzione sul modello francese.

napolitano

Conosciuto anche con l’espressione “sistema di governo bicefalo” – secondo cui il potere esecutivo è ben ripartito tra il Presidente della Repubblica, eletto a suffragio universale, e il Primo ministro, di nomina presidenziale, responsabile di fronte al Parlamento – il semipresidenzialismo è ad oggi presente in Francia, Romania e, sulla carta, in Algeria, Tunisia, Siria, Senegal: non è un caso che i paesi appena citati siano state colonie francesi o comunque legate culturalmente a Parigi (è il caso di Bucarest). Infatti, il modello semipresidenziale è una soluzione squisitamente transalpina: per individuare i motivi della sua promulgazione, bisogna risalire agli anni della guerra d’Algeria (1954-1962), quindi al passaggio dalla Quarta alla Quinta Repubblica, avvenuto in seguito al richiamo di De Gaulle al governo da parte dell’Assemblea Nazionale (1958). Il generale fece redigere una nuova costituzione, che sottopose al referendum popolare nel 1962.

In Europa, i paesi ad aver adottato un sistema simile a quello francese – oltre alla già citata Romania – sono Ucraina, Serbia e Croazia. E proprio lo scorso anno, il governo di Bucarest si è reso protagonista di uno scontro aperto tra il Capo di Stato Traian Basescu (centrodestra) ed il neoeletto Primo ministro socialista Victor Ponta, che ha portato ad una forte disputa istituzionale tra le due cariche, terminata con una consultazione popolare sulla sospensione dei poteri di Basescu, richiesta dalla maggioranza parlamentare.

Però, il semipresidenzialismo puro è certamente quello francese. Tutte le altre forme, invece, sono riproposizioni ritoccate dello stesso impianto. Difatti, è evidente che l’amministrazione condivisa del potere esecutivo tra presidente della repubblica e primo ministro non è sufficiente a ritenere qualsiasi altro sistema affine al modello della costituzione della V Repubblica (anche la Russia prevede l’elezione diretta del Capo di Stato e la nomina di un primo ministro alla Duma). Il politologo francese Maurice Duverger – autorevole studioso del semipresidenzialismo – scrive che bisogna soddisfare tre semplici condizioni affinché una repubblica possa definirsi semipresidenziale: 1) elezione a suffragio universale del presidente della repubblica; 2) possesso di poteri considerevoli da parte di quest’ultimo; 3) esistenza di un primo ministro e di ministri con poteri esecutivi. Per cui, il presidente della repubblica media le sue decisioni attraverso l’esecutivo, il quale è direttamente responsabile di fronte al parlamento. Tuttavia, il primo ministro ha anche la prerogativa di poter emendare dei decreti senza la controfirma del presidente e, d’altro canto, il parlamento può legiferare su determinate questioni di sua competenza. Ogni disegno di legge deve avere l’approvazione del Consiglio dei ministri.

Il leader della sinistra francese, Jean-Luc Mélenchon parla di “monarchia repubblicana”, in quanto i poteri del presidente lo rendono – a suo dire – un sovrano al cospetto dell’Assemblea nazionale. Eppure il suo mandato dura solo 5 anni – in seguito alla modifica costituzionale di Jacques Chirac – e può essere rinnovato per la stessa durata. Questa decisione è sopraggiunta di recente, per evitare la cosiddetta coabitazione tra due diverse maggioranze a Hôtel Matignon (sede del primo ministro) e l’Eliseo. Inoltre – sempre per lo stesso motivo – le elezioni per l’Assemblea sono state scorporate dalle Presidenziali, posticipandole di un mese. Il presidente della repubblica è anche Capo delle Forze Armate ma non il responsabile della Difesa e, in caso di sopraggiunte situazioni di pericolo per lo Stato, può prendere autonomamente le misure richieste dal caso. Egli può anche rimandare al Consiglio costituzionale (di cui nomina tre membri) trattati o leggi. Infine, può sciogliere a sua discrezione l’Assemblea ed il Senato solo dopo aver consultato i due presidenti ed il primo ministro.

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L'autore: Redazione

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