Elezioni amministrative duemilatredici: si è chiusa a mezzanotte la campagna elettorale per il turno di ballottaggio in 11 capoluoghi di provincia ( Roma, Ancona, Avellino, Barletta, Brescia, Iglesias, Imperia, Lodi, Siena, Treviso e Viterbo) e per l’elezione dei primi cittadini di alcune importanti città siciliane (Catania, Messina, Ragusa e Siracusa). Drastico calo dell’affluenza rispetto al primo turno. Alle 22 ha votato solo il 33,87% degli aventi diritto. In calo di 8 punti percentuali rispetto al primo turno (42,38%).
[ad]Sei milioni gli elettori chiamati a scegliere, 209 i comuni da rinnovare. Ora è il momento del silenzio e della riflessione in vista dell’apertura delle urne che scatterà domani mattina alle 8 ( si può votare anche lunedì dalle 7 alle 15 ).
La sfida principale, su cui sono puntati i riflettori della politica nazionale, è ovviamente quella per la conquista di Roma Capitale.
Ieri i due contendenti hanno concluso una campagna elettorale dura, senza esclusione di colpi. Il candidato del centrosinistra Ignazio Marino ha lanciato l’ultimo affondo sul palco di Piazza Farnese dove c’erano a dargli manforte il neo presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, la governatrice del Friuli-Venezia Giulia Deborah Serracchiani e i primi cittadini di Milano e Cagliari, Pisapia e Zedda.
Il cardiochirurgo Marino ha attaccato a testa bassa l’avversario-sindaco uscente Alemanno, chiedendo il voto dei romani per “liberare la città dalla palude, dalla peggiore amministrazione di sempre”. Non è mancata, poi, una stoccata sull’ultima infornata di assunzioni in alcune municipalizzate (le ultime quelle di alcuni consulenti alla Roma Metropolitane). I vertici locali del Pd hanno puntato il dito contro il ritorno della “solita pratica delle politiche clientelari che dispensa favori e incarichi dell’ultima ora”.
Chiusura con road-tour a bordo della sua moto per Alemanno che ha girato diversi quartieri della città e ha tenuto il comizio finale in una piazza dell’Eur. Il candidato del centrodestra, nonostante i 12 punti di svantaggio e gli otre 120 mila voti da recuperare, sembra crederci ancora, sperando in un bis del mezzo miracolo compiuto 5 anni fa quando batté Rutelli colmando un gap di 80 mila voti scontato al primo turno.
Adesso, però, l’impresa è ancora più ardua. Per compierla Alemanno punta tutto sull’alleggerimento delle tasse sui romani (“Taglierò Imu e Irpef “ ha annunciato ieri) e sulla mobilitazione di una parte almeno di quel 48% di romani che hanno disertato le urne due settimane fa.
Decisiva la caccia ai voti dei candidati sconfitti al primo turno il civico Marchini e il grillino De Vito che hanno deciso di non siglare nessun apparentamento ufficiale anche se alcune loro dichiarazioni hanno lasciato intendere una maggiore vicinanza all’esponente democratico. Non solo Roma, però, in questa due giorni elettorale.
Sfide all’ultimo voto e dall’indubbio riflesso politico saranno quelle per la conquista di Brescia e Treviso, decisive per il risultato complessivo della tornata di amministrative nel nord del paese.
Brescia: equilibratissima la partita nella seconda città lombarda, dove i due contendenti (l’uscente Paroli per il centrodestra e lo sfidante Del Bono per il centro sinistra) partono dal pareggio del primo turno.
Treviso: rischia, invece, di perdere una tradizionale roccaforte la Lega. Nel centro del nord-est lo “sceriffo” Gentilini parte da uno scomodo svantaggio di 8 punti rispetto al candidato Manildo del Pd che sente profumo di risultato storico in un territorio in cui ancora recentemente si erano registrati i picchi massimi di consenso per il Carroccio.
Curiosità per sapere come finirà la corsa per la poltrona di primo cittadino di Siena, scossa dallo scandalo Montepaschi, in cui per la prima volta la sinistra non passa al primo turno.
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[ad]Nel centro toscano, però, il Pd con Valentini parte da un larghissimo vantaggio che appare difficilmente colmabile al ballottaggio. Sfide importanti sono, infine, quelle che si terranno in 4 capoluoghi di provincia siciliani: Ragusa, Siracusa, Messina e Catania.
Proprio nella città etnea, granaio di voti del centro destra berlusconiano, la contesa più aperta.
A sfidarsi il sindaco uscente Raffaele Stancanelli (Pdl) e l’ex ministro Enzo Bianco (Pd) che spera di tornare a guidare la città tredici anni dopo, emulando quanto fatto a Palermo dall’ex compagno di partito Leoluca Orlando. Nell’Isola il test sarà significativo anche per valutare, dopo la debacle nel resto d’Italia, la tenuta elettorale del M5S che proprio in Sicilia visse il primo boom alle elezioni regionali, confermandosi come primo partito anche alle politiche del febbraio scorso.