Giappone politiche economiche incoerenti per Mr. Abe
Occhio rivolto alle politiche del Giappone. Settimana ancora in correzione sui mercati finanziari per i motivi ormai ben noti.
[ad]Da un lato i timori per la volatilità dei mercati a causa delle politiche giapponesi. Il primo ministro Shinzo Abe ha annunciato in settimana diverse misure per il sostegno dell’economia, fra cui un piano di rilancio delle esportazioni e tagli alle tasse sulle imprese per favorire gli investimenti e la ricerca.
Non mancheranno delle liberalizzazioni per attirare capitali esteri, verrà riformato il settore agricolo, e inoltre verranno facilitate le operazioni di merging and acquisitions. Infine il piano di Abe prevede che la fame di energia del Giappone non possa che essere soddisfatta dal ritorno dell’energia nucleare. Fin qui i proclami in breve: la realtà, poi, è cosa diversa.
Il piano di Abe tuttavia non sembra particolarmente coerente se si considera che il premier desidera obiettivi tra loro incompatibili, ovvero un’inflazione al 2 per cento, una crescita nominale al 3 per cento, una crescita reale al 2 per cento e come se non bastasse titoli di Stato che rendano pochissimo se non addirittura letteralmente meno di zero.
Peccato però che fermo restando i primi due, i secondi obiettivi non hanno alcun senso (la crescita reale, stante quella nominale e l’inflazione, dovrebbe essere di circa l’1%; i titoli di Stato dovranno necessariamente rendere di più, altrimenti chi vi investirà perderà soldi). Insomma gli obiettivi non si incastrerebbero secondo quanto prevederebbe il manuale di economia, ma tuttavia questa crisi economica di manuale probabilmente non ha nulla. E soprattutto Abe non interviene sul vero problema giapponese, che è quello demografico.
Dall’altro lato del Pacifico, invece, troviamo ancora la Federal Reserve che continua “minacciare” la fine del quantitative easing o almeno un rallentamento degli acquisti. I mercati ormai hanno sviluppato una dipendenza da tali acquisti, puntando su attivi sempre più rischiosi in modo sempre più rischioso, ovvero utilizzando leva finanziaria. Adesso che il Bengodi sembra in via di finire, gli investitori stanno preferendo uscire dal mercato.
Per quanto riguarda l’agenda macroeconomica vediamo innanzitutto che lunedì è attesa la produzione industriale italiana: il dato è previsto quasi stabile allo 0,1 per cento su base mensile.
Martedì notte conosceremo se ci saranno novità da parte della banca centrale del Giappone, mentre nella mattinata di mercoledì sarà la volta dell’inflazione di Italia, Germania e Francia, oltre alla produzione industriale europea, che dovrebbe segnare un calo dello 0,2 per cento su base mensile.
Giovedì avremo un’asta di Btp italiani a 10 anni mentre nel pomeriggio dagli Stati Uniti, oltre alle richieste di nuovi sussidi di disoccupazione, attesi stabili sulle 345.000 unità, leggeremo anche le vendite al dettaglio su base mensile, che dovrebbero aumentare dello 0,4 per cento.
Venerdì infine oltre all’inflazione europea, attesa a +1,4 per cento su base annua, verrà resa nota la produzione industriale statunitense, che dovrebbe tornare in crescita dello 0,2 per cento su base mensile.