Fact checking Pagella Politica: Grillo “L’Irap ce l’abbiamo solo noi”
Grillo bacchetta il nostro sistema fiscale, in particolare l’Irap. L’ “Imposta Regionale sulle Attività Produttive” va a tassare il cosiddetto valore di produzione netto, in cui, tra le voci di costo, non è incluso il costo del lavoro (art. 4, decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446). Come ben evidenziato in un recente intervento di Paolo Panteghini e Maria Laura Parisi circa gli svantaggi dell’Irap sul sito de LaVoce.info, il problema della mancata deducibilità del costo del lavoro ha un impatto sul costo del personale perché, se questo fosse deducibile, abbatterebbe sicuramente in modo considerevole la base imponibile e si avrebbero effetti positivi.
[ad]Non è però vero che “più si assume, più si viene tassati”. La base imponible Irap è pari grosso modo a:
Valore Netto Produzione = Ricavi – costi deducibili Irap ( N.B.: costo del lavoro e costo del debito non inclusi)
Quindi, partendo dalla cosiddetto bottom line invece che dalla top line del Conto Economico; vale anche:
Valore Netto di Produzione = utile/perdita d’esercizio + costo del lavoro + costo del debito;
chiaro che, poiché
Ricavi- costo del lavoro-costo del debito -costi deducibili Irap = utile/perdita d’esercizio;
l’aumento o il decremento del costo del lavoro non impatta la base imponibile Irap. Certo, se fosse deducibile, tutti ne avrebbero dei vantaggi, soprattutto le imprese labour intensive, ma l’Irap non aumenta insieme al costo del lavoro.
E’ pure scorretto dire che lrap rappresenta un’”unicum mondiale”: è chiaramente molto difficile trovare un’imposta che finanzi le Regioni e tassi il “valore aggiunto delle imprese” paragonabile perfettamente all’Irap, ma esistono alcuni casi in cui la base imponibile da tassare é quasi speculare al caso italiano.
La francese “cotisation sur la valeur ajoutée des entreprises”, introdotta nel 2010 ha, per esempio, caratteristiche molto simili all’Irap. L’Irap francese è una imposta proporzionale al fatturato e prevede una base imponibile (il valore aggiunto dell’impresa) con metodo di calcolo molto simile all’Irap italiana, che comprende il costo del personale, gli interessi passivi o il costo del capitale (di rischio e di debito) e gli utili d’esercizio ( art.2 della Legge LOI n° 2009-1673 du 30 décembre 2009 de finances pour 2010). Il caso francese non è l’unico: volendo rimanere in Europa, troviamo qualcosa di molto simile anche in Ungheria.
Un altro Paese ad avere imposte con caratteristiche analoghe é il Giappone: qui è presente una tassazione locale in cui uno dei componenti della tassazione dell’Impresa ha la caratteristica di tassare il valore aggiunto come l’Irap.
Il leader a 5 stelle sembra, quindi, non essere così preparato ma ha ragione a dire che l’Irap è una tassa che “gioca” sui costi, in particolare su quello del lavoro, la cui mancata deducibilità è sicuramente un problema. L’Irap non è però proporzionale al costo del lavoro, e tantomeno alle assunzioni, e Grillo appare male informato su questo tema. Ha inoltre torto quando parla dell’Irap come di un unicum: al mondo esistono, infatti, svariate imposte con caratteristiche del tutto analoghe. Nonostante il “credo” che potrebbe ingentilire un po’ il giudizio sulla seconda parte della dichiarazione, il leader del M5S merita, a conti fatti, una “Panzana pazzesca”: dice un’ovvietà (“tassa sui costi”) e poi sbaglia in modo grave su tutti i temi affrontati.